Anarchy in the Big Brother

Il giorno che sono nato usciva "Anarchy in the Uk": festeggiarono con tre note perchè due erano poche ma quattro erano sinceramente troppe. Nove mesi prima mio padre festeggiava mentre usciva "Awaken" degli Yes, durò 20 minuti perchè ad un certo punto mia madre si era addormentata. E trent'anni dopo trovavo lavoro presso un casinò di mafiosi: mi mettevo una cravatta e aspettavo quanto una canzone dei Mars Volta, veniva qualcuno a chiamarmi ladro e io gli davo il certificato di garanzia. Nei 15 minuti d'aria mi godevo una panoramica del fiume e tre note dei Mars Volta, mentre aspettavo che qualcuno mi accoppasse. Adesso ho cambiato casa per la sesta volta nel giro di un Lato A dei Mars Volta: questa gente un paio di rivoluzioni addietro fu lanciata dalla finestra con un calcio nel culo e ora sono rientrati dalla porta e si masturbano sul divano (nella nuova casa a malapena abbiamo le sedie: alla sera mi godo una panoramica di un fiume di pisciate mentre aspetto che qualcuno mi accoltelli, e se proprio deve succedere speriamo che duri quanto tre note punk). La rivoluzione è Johnny Rotten che spaventa vecchi poppettari ai tavoli di Soho, i Ramones al "100 Club" che cambiano la storia con canzoni ultraprimitive su Nazisti, Vietnam, CIA e colla da sniffare: su quest'ultima Mark Perry ci faceva una rivista. Uno dei fondamentali concerti fu al "Roundhouse" e allora c'è da crederci che sia stata una storia straordinaria: "Fuck off, you nazi bastards!" esordì uno del pubblico e siccome l'impianto non funzionava quelli ci andarono per davvero. Adesso i The Ordinary Boys sono sempre sold-out e il cantante è appena uscito da uno delle centinaia di Grande Fratello, nella sfida col collega dei Goldie Lookin Chain ha perso un'altra settimana nell'incubo di Orwell: credono interessi alla gente, chiedo alla barista ma mi dice che non l'ha letto - questa è scappata dal Libano per servirmi da bere e per questo mi odia. Un ragazzo modello ad ogni modo: è avanti, suona una cosa produttiva ed è paziente verso il successo: aspetta che il Sunday Times lo scopra sniffare per far uscire il nuovo album. Si definiscono punk, citano i Clash e viaggiano per il mondo: sostituiscono la colla afgana con la coca colombiana.
Finisco di leggere "Too Fast To Live" di Alan Parker, un bel libro su Sid Vicious che mi sento di consigliare a chiunque tipo disco Brutal/Death, e anche a tutti i "nuovi rivoluzionari": un esercito di mercanti al suono cool e trendy della new-economy, in mancanza del dubbio politico a tifare per "Democrazia Cristiana-PSI" a destra - De Gasperi e Nenni nella stessa poltrona con 7000 voti. Si scaricano tutte queste idee plastiche e queste suonerie vistose, Sweetie Chick, Berlusconi, Axel F, un manipolo di cervelli commerciali i cui ideali sembrano realizzati apposta per finire su un cellulare. La rivoluzione è la foto dell'ultimo concerto dei Sex Pistols, le cicatrici sul petto e i vistosi buchi nelle vene. L'estremismo non è un'insanità del mondo moderno ma l'unica possibilità di distinguersi in un mondo di pazzi moderati.


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