Italiani brava gente
Il nostro è un popolo di santi, poeti e navigatori. E di produttori di armi. In questa speciale e opulenta classifica, siamo al settimo posto su scala mondiale. Pistole, fucili e mitra: tutto recante il marchio Made in Italy, esportato in ogni angolo del globo e in grado di rivitalizzare il nostro zoppicante PIL, per la bava alla bocca dei vertici confindustriali sulla nostra capacità di "fare sistema". Il volume di affari generato da questa sontuosa Italia che produce genera giri finanziari da capogiro: siamo intorno al miliardo e cento milioni di euro. Non dobbiamo neppure preoccuparci della tanto vituperata concorrenza asiatica, anzi. Siamo così bravi a forgiare questi simpatici gingilli che Cina e India sono in prima fila tra i nostri clienti. E se su Pechino pende ancora l'embargo UE sulla vendita di armi a causa del mancato rispetto di alcuni fondamentali diritti dell'uomo, non è un problema. Caduti nel vuoto gli appelli a porre fine a questo embargo da parte dell'ex Presidente Ciampi (quello che faceva imparare l'inno di Mameli a memoria) e dello stesso Prodi, il modo per aggirare questi inutili balzelli si trova sempre. Che fine poi facciano queste armi, chissà. Migliaia di pistole di una famosa marca, omonima del salame, sono finite in Iraq e altre alimentano tante delle innumerevoli guerre "dimenticate", senza ovviamente menzionare i canali della criminalità organizzata.
E il mito degli "Italiani pizza e mandolino", passato indenne persino tra i gas in Etiopia e altre ragazzate assortite? Tranquilli, per quello c'è sempre la battaglia sulla moratoria per la pena di morte in sede ONU, appoggiata dal nostro governo, che ci rimette in vetrina come i paladini della democrazia e dei diritti umani. Che poi tra i paesi in cui vige ancora la pena capitale ci sia ancora la Cina, in fondo, che importa?