Taranto e i mostri d'Italia

A Taranto, a due passi dalle prima case, c'è lo stabilimento siderurgico più grande d’Europa, nonché il secondo per estensione al mondo.
Questo mostro non solo deturpa l'aspetto della città, ma la uccide lentamente.
Mi si potrà replicare: "Ok, ma tu sputi nel piatto in cui la tua famiglia e migliaia di altre persone hanno mangiato e continuano a mangiare".
E' vero, ma vogliamo parlare delle migliaia di morti per tumore che si verificano ogni anno?
Taranto è la città con la più alta percentuale di morti per tumore alla prostata ed al seno.
Ma la vera piaga di questo gigante cattivo è di aver ucciso la mentalità dei residenti.
Sentire gli adolescenti affermare e sperare di entrare a lavorare un giorno nell'ILVA, come se fosse un sogno respirare tutta quella merda e rischiare la vita ogni giorno (in due anni sei operai sono morti per incidenti dentro lo stabilimento, l'ultimo aveva 23 anni e si doveva sposare dopo l'estate), mi deprime profondamente.
Il sogno, per molti dalle mie parti, è quello di indossare una tuta perché solo così si può sperare di avere uno stipendio fisso mensile e farsi una famiglia.
Le critiche che si sono mosse nel tempo a quelli che sono volgarmente chiamati i "capi" dello stabilimento, in merito alla violazione delle leggi in materia di infortuni sul lavoro e di normativa anti-inquinamento, sono puntualmente cadute nel vuoto di fronte al ricatto occupazionale perpetrato dall’azienda nel minacciare la chiusura degli impianti e, così, ridurre alla fame migliaia di famiglie.
Condite il tutto con il più grave dissesto pubblico in cui è scivolato il comune a causa della corruzione e dell’incompetenza degli amministratori che ci hanno governato sino a qualche tempo fa, per essere certi di affermare che il vero proprietario della città ha un nome che non corrisponde a quello del sindaco attualmente in carica, contro cui può fare veramente ben poco.
Egli è Emilio Riva, di Milano, ingegnere, più di 80 anni.
Ma, alla fine, la colpa di tutto questo, a mio parere, non è dell’imprenditore lombardo, né tantomeno dei politici corrotti che hanno prosciugato le casse comunali nella precedente legislatura (anche se personalmente proverei non poca soddisfazione nel vederli marcire lentamente in carcere), ma dell’intera comunità locale che ha permesso il verificarsi di una situazione simile.
La nostra vera colpa è stata quella di aver permesso l’uccisione dei nostri sogni, delle nostre speranze, delle nostre ambizioni e, in definitiva, di aver permesso la creazione di un appiattimento culturale e sociale di cui continueranno realmente a beneficiare sempre in pochi.


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