Quant'è bella giovinezza

Quando il bandito Jesse James (Missouri, U.S.A.) fu ucciso nel 1882, il suo corpo fu fotografato per dare prova della sua morte. Le copie di questa istantanea divennero avido acquisto per tutti coloro (parecchi) che al tempo avevano dedicato la vita al di fuori dei confini della legge, gente per la quale Jesse James rappresentava una sorta di eroe.
Casa sua divenne un museo e il suo amico (e assassino) Robert Ford mise in piedi una compagnia teatrale (a quanto si dice) alquanto patetica e ogni tanto nei momenti di maggior depressione li minacciava di accoppare. Cercavano di rappresentare in tutti i modi la scena dell'omicidio per tutti coloro che potevano permetterselo.
Più che per la storia della guerra (perchè si è sempre in guerra con sé stessi) la storia di Jesse James e della sua banda divenne leggenda come storia umana. O anche per certi versi storia sceneggiata come opera d'arte. E due secoli dopo il regista Andrew Dominik e il produttore Ridley Scott ne riesumano lo spettro raccontandolo in un modo quasi romantico (e ottimamente girato) adattando il volume di un certo Ron Hansen.
Niente di cui godere per tutti coloro che si aspettano uno scontato genere western o non riescono davvero a sopportare le mie imprevedibili opinioni: a tutti questi non ne riesco a consigliare la visione e la lettura.
"The Assassination of Jesse James By The Coward Robert Ford" (titolo fortemente voluto da Brad Pitt) è solo la storia di un uomo e del suo torturato rapporto con il mondo, niente altro. Gli uomini non si fidano di nessuno, sono tutti brutti, costantemente a sbirciare o annusare il pericolo, a giudicare, ad odiare, ad ammazzare, a pisciare scopare e cacare. Ma a nessuno capita mai di andare a fare shopping, altrimenti gli spettatori crederebbero giustamente che sia solo un'altra noiosa storia dei giorni nostri. Così ogni qualvolta la camera riprende Jesse James i suoi occhi sono anche un po' i miei.
Il suo corpo venne conservato nel ghiaccio affinchè chiunque potesse dare una sbirciata e probabilmente per permettere ai paparazzi di schiacciare una foto.
Un secolo e mezzo dopo, un altro fotografo (Tim Roth) vede una luce in fondo al tunnel di merda; quindi misteriosamente comincia a diventare sempre più giovane, fino al momento in cui sorgono spontanee alcune domande:
potrebbe per caso l'eroe in questo momento di profonda botta di culo approfittare - come dolorosamente attende lo spettatore - per indagare sulle misteriose origini della coscienza umana e dei suoi deliri? Oppure deve semplicemente - come si interroga il regista - indagare sulla fica super-sexy di una spia nazista?
La risposta viene offerta dal gigante Francis Ford Coppola in "Youth Without Youth" e quando usciamo dalla sala riusciamo solo ad emozionarci perchè continuiamo ad invecchiare.


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