La riforma del Consolato

Il Consolato italiano di Londra è uno smaltitoio di raccomandati, parenti dei parenti, amici degli amici e incompetenti. Vi si giunge nel centro della bellissima Eaton Place, dominata dalle sontuose case vittoriane da tre milioni di sterline.
Apre la porta un giovane calvo con forte accento siciliano, che invita con fare diplomatico a mettere il culo a sedere per tre ore e un quarto: è faticoso convincersi di quanti caffè riescano a bere una ventina di dipendenti in tre ore. Si riceve udienza presso un robusto uomo di trent'anni con laurea in dialetto e cultura napoletana, solo per essere invitati ad un nuovo appuntamento fra tre mesi, talmente inefficienti, inutili e parassiti che persino in Italia ci metterebbero meno tempo ad invitarmi.
E' questo l'unico modo per essere ospite del Consolato italiano: l'alternativa è rappresentata da bandi di concorso indetti in prossimità delle elezioni per posti a partire da 45.000 sterline all'anno.
Questa settimana grazie allo straordinario lavoro di questa gente mi sono arrivate sette lettere, quando erano due anni che non mi scriveva mai nessuno. Mi hanno scritto:
- Nulli Manfredi, Italia Dei Valori;
- Guglielmo Picchi, Popolo della Libertà, con lo slogan: Il popolo della libertà siamo noi;
- Silvio Berlusconi e Walter Veltroni arrivati insieme col postino delle 9;
- Raffaele Fantetti di Forza Italia (questo mi aveva scritto anche due anni fa ma non m'aveva convinto. Così, dopo aver pagato l'AIRE - il registro degli italiani all'estero - per farsi dire che avevo cambiato quattro case e tre lavori in due anni di merda, ha immaginato che io sia diventato di colpo incapace d'intendere);
- Simona Milo, Partito Democratico;
- Di Girolamo Nicola, Popolo della libertà. Slogan: Riformare il Consolato italiano a Londra.
Ad un italiano che abbia tre ore da perdere seduto al Consolato da riformare, dove non puoi drogarti, non ti offrono il caffè, non puoi parlare e soprattutto non puoi parlare di politica, non rimane nient'altro da fare che pensare alle cose più improbabili.
Pensare ad intere famiglie Di Girolamo, amici dei Fantetti e parenti dei Picchi, pronti ad assistere allo spoglio dei voti con biglietto direzione Consolato, Ambasciata e uffici governativi sparsi. Una vecchia valigia chiusa con lo spago e la speranza di una vita migliore e una buona riforma.
Al Consolato d'Italia ogni tanto fa visita anche Roberto Fiore (è quasi mezzo secolo che Londra è un porto sicuro per terroristi e fascisti italiani). Nei primi anni '80 Fiore insieme ad altri giovani patrioti si rifugiò a Londra dopo la strage alla stazione di Bologna e qui, sfruttando le amicizie e la condivisione dei valori col Partito Razzista Inglese (BPN), organizzò un impero economico chiamato Easy London: un migliaio di appartamenti per italiani in partenza per Londra con la promessa di un lavoro sicuro. Il lavoro in realtà non arriva mai, durante un incubo alla "Hostel" gestito da un gruppo di naziskin e finanziato da due organizzazioni di destra ultra-religiosa cattolica, il "St.George's Educational Trust" (Fiore ne è anche amministratore) e il "St.Michael's the Arcangel Trust" (con la ramifizione dei "charity shops" sparsi lungo la città con funzione di copertura legale e afflusso di denaro).
Nel 1998 Easy London ospitò anche me in una fogna di Queen's Park che non era il Consolato, e mi ci vollero meno di tre ore per capirlo. All'epoca non ci avrei mai creduto che sarei arrivato a dare le mie tasse a una vecchia regina e a qualche principe utile per la copertina dei giornali scandalistici, piuttosto che regalarle ai politici italiani affinchè si paghino tipografo, francobolli, cocaina e puttane.
Roberto Fiore è candidato per il partito "Forza Nuova". Se eletto, ha dichiarato in un'intervista al "Corriere della sera" che non esclude l'appoggio a un governo Berlusconi, che mischia fascisti e mafiosi come se fosse incapace d'intendere, e dove ovviamente è sicuro di non sentirsi solo.

Il pornitorinko


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