Maledetta primavera


Nel dicembre del 2006 afferro la storia della mia vita (96 pagine che per dimenticare nascondo sempre nel cassetto dei preservativi) e decido di farla leggere a una cinquantina di editori.

Dodici mi propongono una pubblicazione a pagamento che aggira pericolosamente la mia vita sui tremila euro scarsi ogni cento pagine, una trentina non ritiene vantaggioso nemmeno vendermi a me stesso e uno infine mi risponde per insultare. Il resto può pubblicare gratis col 5% del ricavato in beneficenza ai poveri da liquidare sul mio conto corrente il 31 marzo del 2009.

Stampare un libro in Italia mi ha dato la sola soddisfazione di ricominciare a finire di scrivere la seconda parte della mia vita sperando di non finirla prima che finisca la mia vita.

Un numero impressionante di letterati ha cominciato regolarmente a cercarmi (sono gli unici) chissà perchè credendo che io sia uno di loro. Gente meno povera di me (che campo non solo di stenti dell'anima) e poesie sul dolore. Tra questi c'è una ragazza siciliana che ha scritto la sua vita col titolo "Solo dal mio punto di vista": da alcuni giorni mi perseguita perchè vuole che le dica se questo stramaledetto punto di vista valga davvero i 1800 euro che ha pagato alla Kimerik Editore, quando a me ne avevano chiesti 1300 e neanche avevo mai davvero vissuto con un punto di vista.

Il suo è un drammone shakespeariano tra gli aranceti che dura il doppio della mia vita in città sfiorando le 200 pagine. Due genitori perfidi e insensibili e una Giulietta che adesso mi supplica con "un giorno diventeremo ricchi, Antonio, dobbiamo crederci" e chiude con la certezza che, almeno per il momento, i genitori di Romeo dopo la pubblicazione del libro le hanno fatto causa per 500.000 euro.

E' il libro consigliato per questa stagione ed è in vendita coi saldi se riuscite a trovarlo entro l'inverno.

Tra tutte le stagioni la primavera è, per un ateo, quella più difficile per scrivere qualcosa di intelligente. La maggior parte delle religioni è così ben organizzata da usare la primavera come metafora della vita: gli uccelli cantano, le uova si schiudono, gli spacciatori muoiono, i fiori si aprono, i siciliani sognano di scappare dalla miseria, i mafiosi governano e i comunisti si estinguono. Un ateo - ancora peggio se fallito - non può trovare nessun sollievo in questi giorni.

Tutta la politica è legata ai valori della primavera: quando adesso incontro un americano, per capire fin dove è lecito spingersi ad odiarlo (cioè se sia democratico o repubblicano) è ora impossibile trarre certezze da vecchi logori pregiudizi che valgono per tutte le stagioni (tipo quanti soldi mi nasconde in banca), ma piuttosto bisogna chiedere quante volte al giorno vada in chiesa (più della metà dei voti di Bush proviene da "white evangelicans").

Ma c'è qualcosa di persino peggio di Dio ad aspettarmi: in Italia a sentire i sondaggi sono odiato dal 58% dei giovani, dal 72% dei cattolici e dalla quasi totalità delle casalinghe. In Inghilterra sono odiato da tutte queste categorie con in più gli inglesi.

In primavera, nel quartiere protestante dove mi sono rifugiato dai cattolici, è tutto un fiorire di incensi, predicatori, statue del Buddha, valori della famiglia, rivoluzionari e stranieri che puoi trovare di miglior qualità in qualsiasi altra parte del mondo.

Ragazze grasse e svestite di dodici anni fanno equilibrismo sui binari dei loro tacchi, chiedendosi se sia davvero questo quello che la gente chiama un approccio moderno e l'integrazione, e quando loro - col gravoso peso dell'anima e del culo - troveranno finalmente qualcuno che - comprandole a peso - possa davvero capirle per quello che sono.

In primavera porto con me venti sterline da dare ai neri per ricevere un pezzo di legno scuro avvolto in una pellicola per alimenti impossibile da fumare. I negozi fanno enormi profitti dalla cultura capitalista e anti-capitalista e la gente aspettando l'estate è sempre più depressa anche se, dietro l'angolo, c'è sempre il miraggio della stagione ideale con le sue famiglie perfette e l'odore di buste piene di shopping, dove i più vecchi vanno a votare e morire.

Il pornitorinco


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