L'ultimo insulto


Parlare di una qualsiasi religione in società è pratica non prevista dal galateo: non sai mai chi finisci col mandare a fanculo.

Ma tra tutti i bastardi che riescono ad ispirare vagonate di insulti il peggiore è un malato di mente che si chiama Rick Warren, un tipo capace di sfidare la mia compassione più di tutti gli stronzi che non ci riescono.

Miliardario, seguitissimo da fedeli, capo della chiesa di Saddleback (un mostro di penitenza e preghiera da 40 milioni di dollari), Warren è incluso nella lista dei 25 più prestigiosi leader americani, eletto da "Time" tra i 15 che più contano. E' tra i 100 più influenti del mondo e tra i 15 che hanno fatto grande l'America per "Newsweek", argomentazione quest'ultima che, se fondata, in qualsiasi tribunale della galassia tranne che in USA basterebbe a condannarlo alla sedia elettrica.

Assistere al primo confronto tra i due candidati alla Casa Bianca, uno col nome di reduce di guerra (John McCain) e un altro col nome di profugo di guerra (Barack Obama), con l'inquietante figura del reverendo Rick Warren a imporre le domande, è la dimostrazione che tutti (in un tempo dominato dalla guerra) meritiamo l'inferno.

Il percorso di sofferenza attraverso il quale un essere vivente diventa ateo è sempre lo stesso: l'arrivo della fede il giorno della nascita, la comunione a 7 anni, la speranza di un qualcosa di superiore a 10 anni, i tristi momenti di paura e di dubbio a 15 anni, lo strisciante scetticismo che si mischia alla mancanza di figa a 18, la necessità di non più credere ma di cercare la verità a 20, la ricerca di altri motivi per essere felice e i dubbi sessuali a 30, la caduta nell'alcool e nella droga, la perdita completa di qualsiasi speranza, l'inevitabile allontanarsi dalla fede, i violenti attacchi di odio e terrore verso un mondo a cui non appartieni e infine, proprio quando tutto sembra rovinato per sempre, ecco all'improvviso una visione che ci rende atei sul letto di morte, e tutto ci appare migliore, e l'aria diventa nuovamente respirabile, e rilasciamo l'ultimo rutto con quel sentimento di essere finalmente uomini accompagnato dalla inaspettata gioia di potere insultare per l'ultima volta.

Far parte di un mondo dominato dai valori religiosi significa assistere a una cerimonia di redenzione, spiare in segreto un confessionale con due persone che dicono cose di cui non ci importa, peccati che non si capisce a cosa possano servire per spettatori che non vogliono altro che essere governati in un mondo rischioso e volgare, in cui non sai mai chi devi votare per mandare il buon senso a fanculo.

Così, per essere eletto padrone del mondo, è tutta una sfida sulle scopate extra-coniugali, sulla famiglia, sullo spinello all'Università, sulla Bibbia, su quanti dei propri peccati Gesù sia morto (io 3! Io 7! Ho vinto, tiè!), e del giorno che il Signore ti ha salvato, dato forza e sostegno nella guerra all'Iraq, all'aborto e alle altre religioni.

Come un disco di Americana che sfuma lentamente, un confronto del genere è cantare sempre la stessa canzone: I bisogni del paese, andare incontro ai bisogni del paese, i bisogni del paese, i bisogni del paese.

Appunto: bisogna mandarvi a cacare.

Il pornitorinko


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