Primo Maggio
Sono cresciuto in un quartiere operaio, sono stato cresciuto da operai. Nel quartiere la storia di uno era la storia di tutti, tutti parlavamo la stessa lingua, tutti guardavamo gli stessi orizzonti. Il figlio di Tizio era anche il figlio di Caio, tutto era di tutti. Alla parola sindacato ci sono cresciuto attaccato come una cozza e i racconti di scioperi, di manifestazioni infestate dall’odore della frittata portata da casa, mi ronzavano nelle orecchie. Mi dicevo che un giorno sarei dovuto diventare un sindacalista, che lo facevo per il bene delle persone che vedevo tutti i giorni in strada e anche per proteggere me stesso. Ho smesso di credere in qualcosa di più grande di un dodici pollici da molto tempo, ma un giorno incontrai Sorel e mi sembrò aver trovato un nuovo amico e una nuova arma nel sindacalismo rivoluzionario. Illusione, oggi ne sono certo.
I sindacati riuniti in coro hanno organizzato un festino a Vasco Rossi e a quello che rappresenta, ovvero il nulla. Hanno occupato un canale televisivo e una piazza, si sono riuniti con un bel po’ di persone ed hanno rappresentato il nulla, il vuoto assoluto, il nichilismo, la morte di ogni speranza e di ogni possibilità. Quando un sindacato o un partito smette di cercare di educare la propria prole e si limita ad intrattenerla, con lo scopo di aumentare la massa, la quantità, fottendosene della qualità, del pensiero, della giustizia, del riscatto… bene, siamo giunti alla fine. E’ finito tutto, svuotato del contenuto che forse non aveva, ma che forse avrebbe potuto avere e addio me, noi, essi. Siamo numeri, numeri in serie che non hanno pensieri, che non mostrano pensieri e ai quali non chiedono pensieri. Siamo entità fisiche che occupano spazio e che occorrono per riempire una piazza, per far sentire al fantomatico nemico d’esser forte, di aver consenso, di poterlo fottere… e invece si finisce per diventare i nemici di sé stessi, di annientare sé stessi e di lasciare il fantomatico nemico ai suoi loschi affari.
Quando a mio nonno dicevo che da grande volevo fare il sindacalista, lui mi diceva che facevo bene, che avrei lavorato poco e guadagnato bene, che il saper parlare non mi mancava e che potevo riuscirci. L’unico problema, diceva alla fine, è che mancava la materia prima.
Ho spento il televisore, ho cenato velocemente e sono andato a vedermi gli Afraid!, giunti nel pomeriggio da Verona. Dopo il concerto ho comprato un sette pollici... gli altri cinque pollici sono caduti sul fronte.