La Verità svelata dal Tempo
Nel 1644 Gian Lorenzo Bernini subì l'umiliazione di veder abbattuto il campanile, da lui realizzato sulla facciata della Basilica di San Pietro. Il motivo era un'infamante accusa: "Problemi di statica".
Arrabbiatissimo per l'affronto ricevuto il nostro eroe intraprese una personalissima e poetica vendetta e cioè si mise a lavorare su quello che passerà alla Storia (maiuscola non casuale), oltre che come la sua opera più "personale", come uno dei monumenti più rappresentativi del Barocco: "La Verità svelata dal Tempo".
Il Bernini realizzò (ma lasciandolo incompiuto) questo capolavoro per se stesso e per la sua discendenza e tale rimase fino al 1924 quando entrò in possesso della galleria Borghese.
Mescolando la propria (sublime) arte con quella michelangiolesca e prendendo spunto dalle matrone dipinte da Rubens, Bernini diede alla Verità l'aspetto (nudo e sorridente) di una giunonica (grassa?) donna colta nel plastico momento in cui il lenzuolo che la copriva viene tolto dal Tempo (la cui figura non fu mai realizzata dallo scultore, lasciando il gruppo incompiuto).
Il messaggio del Bernini era chiaro: "Tutti i nodi, prima o poi, vengono al pettine e io, anche da morto, starò li a godermi il momento".
Compiendo un salto temporale di quasi 360 anni avanti, l'apparentemente presuntuosa sicurezza del nostro appare ben poca cosa davanti alle mutue affettuosità tra amici che gli odierni "artisti" si scambiano con i loro compari "critici", in una spirale di compiacimento onanistico dove non si capisce più bene chi si stia prostituendo e chi invece stia comprando la "prestazione". Un ragionevole dubbio (ed un brivido blu lungo la schiena) mi assale quando penso che, alla fin fine, il Bernini, lavorando soprattutto su commissione (come quasi tutti i suoi contemporanei), era a tutti gli effetti una "nobile puttana" (per non essere un peso?) e che "La Verità svelata dal Tempo" oggi verrebbe considerata come la sua unica vera e propria opera "Indie". Ma si sa che ad ogni epoca i "massimi sistemi" cambiano: almeno speriamo che non arrivi mai nessuno nella Sala VIII della Galleria Borghese a chiedersi "Cos'ha da ridere 'sta ciccionazza?". A tutt'oggi sarebbe dura spiegarglielo.