Rispetto

Rassegna stampa di un nove maggio qualsiasi.

Berlusconi: "La sinistra vuole un'Italia multietnica, noi no". Ho smesso da tempo di sapere se sono di sinistra o di destra, certo non sarò mai di centro. Mi ricordo i viaggi adolescenziali a Londra o Parigi. La metropolitana. I visi, i pensieri, le lingue, i cappelli, i sorrisi, gli odori, i concerti che mi aspettano da qualche parte. La scoperta di essere un cittadino del mondo. I negozi aperti a qualsiasi ora. Il reggae al Carnevale di Notting Hill, l'hip-hop nella spianata davanti al Beaubourg. Gli occhi di Hadija sulla spiaggia di fronte a Mogador, anni dopo. Hendrix e Brian Jones. Una sera a Douz, a guardare i Berberi, mentre il sole tramonta, tornare dal deserto.

Ancora il tipo con il lucido da scarpe sulla testa: "Secondo i sondaggi, tre italiani su quattro sono con me". Mi sento solo. Sono il quarto? Tra un po' saranno quattro su cinque, poi nove su dieci, poi… Poi andremo in montagna, perché ci avranno messo delle telecamere in casa. Un unico canale televisivo, un unico giornale, un unico sito (non credo si chiamerà DeBaser), un unico cantante (non ho ancora capito se sarà Vasco o Giovanotti), un unico libro: la biografia di uno che usa i rialzi nelle scarpe scritta da Bruno Vespa.

Tale Noemi al Times: "Premier non è mio padre". Rimpiango la Pravda. La Verità. Morirò senza figli. Nessuno che mi chiamerà: "Papi". Di sicuro, ne avessi avuto uno, di figli, gli avrei proibito di chiamarmi così.

"Dopo quarant'anni, stretta di mano tra le vedove Pinelli e Calabresi". Che belle persone devono essere state Giuseppe Pinelli e Luigi Calabresi. L'anarchico ed il commissario. L'anti-stato e lo Stato. Leali e devoti alla causa. Combattendosi con rispetto. Rispetto, che parola meravigliosa, rovinata, come sempre, dall'abuso. In ogni caso, le Signore Pinelli e Calabresi, per quanto possa valere, hanno il mio Rispetto.



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