Il secolo dei lumi

La recente sentenza del TAR sugli insegnanti di religione ha innescato le consuete scaramucce fra fidanzatini (la Chiesa e lo Stato, ed usiamo le maiuscole per pura convenzione ortografica).
Personalmente avrei lasciato la religione obbligatoria ed equiparata alle altre materie, in barba al concordato, perché penso che ai miei figli faccia meno male quell’ora che gli sms promozionali che ricevono, e poi non ho paura della concorrenza pedagogica della Chiesa.

Ma c’è un particolare su cui vale la pena di soffermarsi: la definizione, data da non so più quale monsignore in tono di evidente disprezzo, di “bieco illuminismo”.
Non è la prima volta che i prelati tirano in ballo l’illuminismo e tutti i valori ad esso correlati per esprimere condanne senza appello ed evocare puzzo di zolfo ed alte temperature. In ordine di importanza questa uscita fa il paio con lo spericolato sillogismo spurio che ha permesso al Pontefice di equiparare umanesimo ateo – nichilismo – nazismo (se uno studentello universitario si permettesse un tale exploit agli esami, verrebbe preso a calci persino dai bidelli).

Ma torniamo all’illuminismo. A scuola ci avevano insegnato qualcosa di diverso.

Ricordo che alle scuole medie avevo un’insegnante ormai anziana, particolarmente devota e timorata di Dio. Una pia donna maturata nella scuola bacchettona del primo dopoguerra.
Ma dirò di più: Ho fatto qualche indagine fra i conoscenti, e sono comparsi, ovviamente, insegnanti di ogni specie. Dagli ex combattenti repubblichini ai mangiapreti marxisti, da grigi impiegati ministeriali a “maestrine dalla penna rossa” di Deamicisiana memoria.
Bene, tutti gli intervistati sono stati unanimi nel ricordare come l’illuminismo venisse presentato dagli insegnanti - di ogni specie ed orientamento - come una vera conquista per l’Uomo. Tutti mi hanno poi citato la famosa frase di Kant (che era credente) secondo cui: “L'illuminismo è l'uscita dell'uomo dallo stato di minorità che egli deve imputare a se stesso. Minorità è l'incapacità di servirsi del proprio intelletto senza la guida di un altro”, con quel che segue.
D’accordo, proseguendo gli studi tutti abbiamo imparato degli eccessi post rivoluzione francese, dell’ingenuo ottimismo positivista, della perdita di tutte le verità del XX secolo, (uno degli apici della civiltà umana per me, cent’anni di tragedie per altri) ma ciò non mette in discussione il valore di un passo, l’illuminismo, certamente parziale, ma importantissimo per la civiltà.

Eppure qui nessuno sembra accorgersene. I valori cambiano col tempo, la storia viene riscritta da ogni vincitore, ma possibile che nessuno si senta in dovere di dire: “Aspettate un attimo, a me risulta che il secolo dei lumi non sia stato poi tutto da buttare”.
No, nulla. Tutti ad accapigliarsi su stronzate tipo “il crocifisso si o no”, “l’ora di religione obbligatoria o facoltativa”, “il preservativo va messo sulla testa di sopra o su quella di sotto” ed altre amenità simili, buone solo per estrarre da ognuno di voi il fondamentalismo più becero, nella ben nota logica del “dividi et impera”.
Nessun autorevole parlamentare, nessun opinionista da boudoir si è sentito in dovere di intervenire su una questione che ai più parrà solo un barocchismo linguistico, ma che in realtà rappresenta l’ennesima strisciante deriva dei tempi sciagurati che stiamo vivendo.



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