Solo un mezzo per vedere

"Perché troviamo bella una cosa? Perché un albero, o il cielo, o un volto, ci sembra bello e non banale? Qualcuno ritiene che la realtà sia banale, che le opere d'arte siano più belle. Per me non è più così! Un tempo andavo al Louvre e i quadri o le sculture mi davano un'impressione sublime. Le amavo nella misura stessa in cui mi davano più di quello che vedevo della realtà. Le trovavo veramente più belle della realtà stessa. Oggi, se vado al Louvre, guardo la gente che guarda le opere. Il sublime oggi per me è nei volti più che nelle opere. Tutte quelle opere hanno un'aria così misera, così precaria, un percorso balbuziente attraverso i secoli, in tutte le direzioni possibili, ma estremamente sommario, ingenuo, per circoscrivere un'immensità formidabile - la vita. Ho capito che mai nessuno potrà coglierla compiutamente...
È un tentativo tragico e risibile.

Io non creo per realizzare belle pitture o belle sculture. L'arte è solo un mezzo per vedere. Qualsiasi cosa guardi, tutto mi supera e mi sorprende, e non so più esattamente ciò che vedo. È troppo complesso. Devo allora cercare di copiare, per rendermi conto, almeno in parte, di ciò che vedo. È come se la realtà fosse continuamente dietro le tende che strappiamo... Ce n'è ancora un'altra... sempre un'altra. Ma ho l'impressione, o l'illusione, di fare dei progressi ogni giorno. E questo a farmi andare avanti, come se dovessi proprio riuscire a cogliere il nucleo della vita. E si continua pur sapendo che, più ci si avvicina alla realtà, più essa si allontana.
E' una ricerca senza fine.

Ogni volta che lavoro, sono pronto a distruggere senza esitare un attimo ciò che ho fatto il giorno prima perché, ogni giorno, ho l'impressione di vedere più lontano. In fondo ormai lavoro solo per la sensazione che provo lavorando. E se dopo vedo meglio, se uscendo vedo la realtà un po' diversa, in fondo, anche se il lavoro che ho fatto non ha molto senso o l'ho distrutto, io ho comunque guadagnato. Ho guadagnato una sensazione nuova, una sensazione che non avevo mai avuto.
Questa sensazione è senza equivalenti".

Alberto Giacometti
(da Conversazione avec André Parinaud - Biennale di Venezia, 1962)


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