E' la stampa, bellezza!

Le polemiche delle ultime settimane fra i direttori di alcuni dei più importanti quotidiani italiani, non mi hanno provocato alcuna sorpresa, ma solo confermato i sentimenti che da anni nutro nei confronti dei giornalisti in genere. Una sorta di tristezza mista a nausea. Le badilate di Feltri sulla presunta gaiezza dell'ormai ex direttore di Avvenire, il decreto penale di condanna di quest'ultimo per molestie telefoniche, le accuse di evasione fiscale nei confronti di Ezio Mauro, le cui difese non comprendo. Chi, tra tutti Voi, ha capito chi ha ragione, e, soprattutto, dove si nasconde un po' di verità?

Sì, so benissimo che la verità non esiste. Ma non è proprio possibile avere almeno certezza sui fatti? Ed invece, nonostante mi sia premurato di leggere qua e là, di sfogliare pagine su pagine, di cercare di capire chi avesse ragione, mi accorgo di essere al punto di partenza. E la colpa, non credo proprio, questa volta, risieda nella mia ignoranza. No, mi pare evidente che nessuno abbia interesse a fare chiarezza.

A corollario di tutto ciò, ci mancava solo l'appello alla: "Libertà di stampa". A me va bene tutto, ma certo non ho più l'età per farmi prendere per il culo da chicchessia. In Italia la libertà di stampa è sempre stata una finzione. Ciò per il semplice motivo che da noi non esiste, salvi rarissimi casi, quella che si definisce: "Editoria pura". I giornali sono sempre stati in mano a famiglie, gli Agnelli, i Berlusconi, i De Benedetti, i Caltagirone, che avevano, ed hanno, cointeressenze in decine di settori (automobili, edilizia, banche, assicurazioni, etc.). Credete forse che un giornalista avrebbe detto che la Duna faceva schifo sulla Stampa?

Ad un recente convegno, partecipanti i rappresentanti delle testate della mia piccola provincia, mi sono dovuto sorbire le stesse sbrodolature: "Il Governo vuole imbavagliarci!". Solo pochi anni orsono, a seguito del crac dei cosiddetti "Bond argentini", in cui migliaia di piccoli risparmiatori hanno visto sfumare il frutto di anni di lavoro, qualche sconsiderato giornalista di quelle stesse testate, iniziò a scrivere articoli accusando le banche del disastro. Arrivò immediatamente la telefonata di un istituto importante: "O la smettete subito, o vi togliamo la pubblicità". Tutto insabbiato. Sono persino più onesti Dolce e Gabbana, che quando il Sole 24 Ore stroncò il loro nuovo ristorante milanese, fecero lo stesso, ma almeno lo confessarono. La nuova critica fu assolutamente positiva.

Ciascuno ha un padrone. Incominciare ad ammetterlo sarebbe già un buon punto di partenza. Io qua sono fottutamente libero di fare e dire quel che voglio, di ciò sono grato ai webmaster. Immagino però che se iniziassi a parlare male di DeB in ogni editoriale, girerebbero le balle anche a loro. Ed avrebbero pure ragione.


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