L'odio e le religioni, l'odio per le religioni e la superficialità.

Diceva Louis-Ferdinand Céline che non era necessario leggere le notizie che i giornali contenevano, ma solo le pubblicità e i necrologi. Per tenersi aggiornati, diceva. Per sapere cosa il mondo pretende: ed è per questo che cerco di non perdermi nemmeno un episodio di Studio Aperto - la mia sitcom preferita -, sintomo di quello che il mondo offre e toglie, tra culi sodi, diete e le imprese dei migliori statisti di questa merda di paese.

La notizia di questa diciottenne marocchina, uccisa con un coltello dal padre, mentre era in compagnia in un boschetto del suo fidanzato trentenne, è seguita dalle parole della sua amica del cuore che la definisce, in un deliro di frivolezza assoluta, come una ragazza che mangiava panini al prosciutto di nascosto, che si cibava di cibi piccanti e divisa tra spitz e abiti succinti. Il tutto di nascosto, perché questa "religione dell'odio" (cit.) che è l'Islam, tutto vuole eccetto che il tuo benessere.

Il regime a-morale che viviamo si fa ogni giorno più stringente, non prevede pensieri o incertezze. Ci propinano donne-oggetti da tempo, è impossibile che una qualsiasi ragazza non voglia diventare una donna-oggetto. E allora tutto dritto, i colpevoli sono colpevoli e gli innocenti sono innocentemente innocenti. Il mondo che plasmano e che hanno plasmato, ai miei occhi, barcolla tra l'ingenuità e la superficialità e le persone che più odio lottano sempre tra l'ingenuità e la superficialità.

Diceva Fëdor Michajlovič Dostoevskij, tornato dalla Siberia, in una lettera in cui spiegava la stesura di Delitto e Castigo, che i colpevoli non sono altro che dei malati, che è inutile puntare il dito, perché un malato tutto quello che sa è di essere malato. Ed io non riesco ad immaginare questo quarantacinquenne marocchino come una persona sana, che lascia la sua terra - ma non lascia il suo mondo - per assicurare ai suoi figli un mondo migliore, in una terra diversa, e che si ritrova con una figlia di diciotto anni, che ha lasciato la scuola e che vuole andare a vivere con il suo fidanzato trentenne, conosciuto appena tre mesi prima.

Il tempo cancella tutto e stempera tutto, ma se il tempo stesso è una malattia, che succede?




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