A Roberto Saviano
Mi piace la faccia di Roberto Saviano. Mi piace il suo parlare pacato, mentre sono sicuro che ha il cuore in subbuglio. Mi piace come muove le mani, agitate per chiarire i concetti, da buon meridionale. Più di tutto, ça va sans dire, mi appassiona quel che racconta. Purtroppo, negli ultimi tempi, sempre più spesso, come è accaduto lo scorso venerdì intervistato da Daria Bignardi, è costretto a dire di sé. A difendersi da accuse, a chiarire le proprie posizioni, a narrare di minacce. E questa mi pare una gravissima limitazione al suo io, alla sua più intima essenza, alla sua funzione, non fosse sufficiente quella di dover vivere da anni sotto scorta.
Emilio Fede è una di quelle cose della vita che per me è come non esistessero. Un po' come sapere chi ha vinto il Festival di Sanremo o il titolo dell'ultimo film di Christian De Sica. Una sorta di maschera del teatro napoletano che racconta barzellette che non mi fanno ridere.
Questa primavera mi sono imbattuto in un link di Youtube dove si vede Fede, in una quarantina di secondi, attaccare Saviano, sostenendo che lo scrittore ha poco da lamentarsi, visto che con le sue molteplici opere ed apparizioni è diventato ricco. A questa affermazione si può facilmente replicare che, anche così fosse, non si capisce cosa se ne farebbe di tutti questi "soldini", così li chiama il giornalista d'assalto, che non può spendere, vivendo da anni blindato. Dubito ne sia interessato, ma, nelle attuali condizioni, non può acquistare una Ferrari, una moto, uno yacht, perfino una casa propria.
Fede finisce il suo intervento invitando l'autore di Gomorra a non fare il vittimista, in quanto anche lui vive da anni sotto protezione, ma non va in giro a raccontarne il motivo. Saremmo proprio curiosi, noi, invece, di conoscerlo questo motivo. Chi è che vuole uccidere Emilio Fede? Un croupier del Casinò di Courmayeur perché non gli ha lasciato la mancia? Oppure il suo chirurgo plastico perché non ha pagato le iniezioni di botulino? Siccome la sua scorta la pago pure io, con le mie tasse, vorrei proprio sapere chi è il demente che sta sprecando la propria esistenza meditando un attentato a costui.
Ci si può anche scherzare, volendo, se la cosa non fosse tremendamente seria. Saviano ha ripetutamente spiegato che la prima mossa della camorra per colpire i propri nemici è quella di screditarli, calunniarli, delegittimarli. Fede non è un camorrista, è solo un…… (aggettivo a scelta dei lettori di DeBaser, normalmente pieni di fantasia). Ma ha agito come questi. Non confutando le opinioni altrui con le proprie o cercando di dimostrare che lo scrittore racconta bugie o che altro. No, solo tentando di sputtanarlo.
Se Roberto Saviano verrà ammazzato, e Dio non voglia, piangerò lacrime amare. Quando Emilio Fede morirà, fra vent'anni nel proprio letto, tirerò fuori una bottiglia di rosso, che ho messo via questa primavera, e brinderò alla mia salute. Non a Zeus, dispensatore di fulmini, in questi tempi assolutamente latitante.
