Civiltà

Stamattina sono uscita di casa cinque minuti prima: avrei così guadagnato sulla giornata quasi un quarto d’ora in più, che a Milano può fare la differenza, se devi timbrare il cartellino.
Dove abito io ci sono solo uffici e ben tre scuole tra nido, materna ed elementare, per cui la zona è presidiata da mamme e bimbi ed il tutto si traduce in una miriade di macchine infilate ovunque. Un delirio.
In situazioni come questa l’Educazione Civica è solo un binomio di parole senza senso.

Accade spesso vi siano macchine differentemente parcheggiate in piena sfida allo spazio tridimensionale, proprio davanti, di fianco e sopra la tua macchina, che ti aspetta avvilita.
E la reazione di quelli che hanno parcheggiato in modo incivile è sempre la stessa: l’arroganza.
Anche a me è capitato di dover parcheggiare recando disagio, ma in queste rare occasioni mi sono sempre precipitata scusandomi in ogni modo con l’automobilista incastrato, prodiga di sorrisi e scuse.
Ma loro, loro giungono con passo da aperitivo, come se fossero ai grandi magazzini per qualche idiozia inutile da comprare, conversando al cellulare, freschi, con sorrisi splendenti e poco intelligenti, il vestito con la piega, i capelli con la piega, tutto con una piega pessima, all’appropinquarsi alla vostra macchina immobilizzata.

Quindi oggi, mentre cercavo con gli occhi il proprietario di questa diavolo di Nuova Panda rossa che mi bloccava nel parcheggio, mi vedo arrivare questa signora sui quaranta, con passo per nulla ansioso, che, noncurante, mi passa di fianco con calma e senza degnarmi né di una parola né di uno sguardo, ma, visibilmente infastidita dalla mia stizza, apre la macchina con calma mentre secca io le dico: “Stavo per chiamare i vigili”... il nulla e mi guarda malissimo. Allora insisto: “Lei è una cafona”, ma lei stoica. Sguardo truce e non una parola ma, solo una volta al sicuro nell’abitacolo ben chiuso, mi fa leggere un labiale da brivido. Al che perdo totalmente le staffe e di rimando le parlo dell’Eneide e di Elena, regina di Sparta, e del famoso cavallo della guerra a lei dedicata, con ampi riferimenti.

Mi tuffo nel traffico, allibita ed incazzata, guidando come un’amazzone infuriata, constatando anche oggi come là fuori sia pieno di individui poco inclini all’altruismo utopistico, che ti bloccano la macchina, non chiedono scusa, ti tagliano la strada, ti tolgono la precedenza, passano col rosso, ignorano le strisce pedonali, non cedono la seduta ad anziani e  donne gravide, ti sorpassano nella fila, guardano la tv ad un volume assordante fino a notte, e tante altre cose che a quest’ora non mi vengono in mente, per fortuna…
E considero che domani è un altro giorno, e che la mia macchina sarà ancora lì parcheggiata, nella speranza almeno per un giorno di non dover recitare la solita pantomima da Far West.


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