Cronaca (di una società) nera

Non so se tra le molte notizie che ci giungono stile bombardamento dai media vi sia arrivata ed abbiate metabolizzato quella relativa alla vicenda di uno stupro da parte di un branco formato da 8 minorenni ai danni di una ragazza loro coetanea, consumato circa 2 anni or sono nella provincia di Roma, a Montalto di Castro.
Il processo si è protratto fino ad ora ed il Tribunale dei minori ha finalmente preso una decisione.

Prima di questo però c’è da dire che il Sindaco del Comune (giunta PD) ha utilizzato fondi pubblici per dare assistenza legale ai minori incriminati in quanto giovani (di nazionalità italiana) di buona famiglia, che era giusto mettere in condizione di difendersi; inoltre ai ragazzi è stato consigliato di mostrarsi pentiti e strategicamente chiedere scusa alla vittima a fine processo, omettendo il particolare che, inizialmente, avevano riportato, tronfi, secondo il quale la ragazza trascinata a forza nel bosco, ci stesse alla grande.

Quindi coi soldi dei contribuenti per la difesa, ed il tocco di classe del pentimento finale, il Tribunale ha deciso che i ragazzi non vanno puniti se non facendoli lavorare per 2 anni in “prova” ai servizi sociali, occupandosi di assistenza ad anziani e disabili, pulizia di strade ed edifici pubblici, insomma comportandosi come farebbero davvero quei bravi ragazzi attenti al prossimo che i genitori affermano loro siano da ben oltre 2 anni.
Alla fine della prova se questa sarà ritenuta positiva, il reato sarà cancellato e loro saranno nuovamente liberi e puri come l’aria che respiriamo in montagna.

Per contro, e nel contempo, nessuno ha pensato a dare assistenza legale gratuita anche alla vittima 15enne, né di provvedere al suo terribile trauma con un adeguato sostegno e terapia psicologica. Non solo. Pare che la ragazza stia cercando lavoro da tempo e che nessuno voglia darle una mano, invitandola ad andarsene con secchi e ripetuti rifiuti perché è ritenuta inaffidabile.
Sì, perchè una ragazza che non è riuscita a contrastare ben 8 coetanei che l’hanno convinta con la forza a farsi violentare, magari (anzi sicuramente) provando piacere lei stessa, deve essere per forza una persona da poco e pure bizzarra, per non dire puttana, e che sicuramente nel confronto con gli 8 bravi ragazzi ci perde, perché la poco di buono è lei.

Così oltre al danno dello stupro, alla violenza fisica ed ai molti segni che la ragazza si porterà dietro per il resto della sua compromessa vita, si accompagna l’umiliazione della violenza psicologica operata da quella società che avrebbe dovuto aiutarla e difenderla in questa tragica esperienza e quello che per lei sarà per sempre il peggior ricordo della sua vita, per altri ragazzi italiani -di buona famiglia- sarà solo il ricordo di una bravata adolescenziale all’interno di una nottata più avventurosa delle altre.
Ora io mi chiedo, quando leggo notizie come questa, che senso abbia avere ancora fede in una giustizia che difende l’apparenza e la finzione e lascia spesso il più debole indifeso e nelle condizioni di non potersi difendere.
Ed anche non posso fare a meno di chiedermi che sarebbe invece successo se gli 8 giovani aguzzini avessero avuto un passaporto straniero anziché italiano.


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