Marco Camenisch, vita e opere

Fu un po' di tempo fa, da un muro, che appresi di Marco Camenisch. Faceva freddo, me ne accorsi dalla nuvoletta che il mio fiato produceva, poi tirai su la lampo. Aspettavo qualcuno, non ricordo chi. Vidi questo brutto volantino di lettere nere su sfondo bianco, non fu lo stile o le parole a colpirmi. Fu la mia pena - quella che prevede la necessità di fagocitare tutto, aldilà del gusto e della volontà - a imprimermi questo nome nella memoria.

Marco Carmenisch nasce in Svizzera nel 1952 e come un novello Thoreau andò per i boschi a succhiare tutto il midollo della vita. Divenne un "anarchico verde", un "ecologista antinucleare", o qualsiasi cosa si voglia dire utilizzando queste definizioni: sta di fatto che Marco ebbe una carriera da sabotatore. Nel 1979 fu condannato a dieci anni di reclusione per aver intrapreso delle azioni distruttive contro un traliccio dell'energia elettrica e una sottocentrale della Northeast Switzerland Power. Al processo, nemmeno a dirlo, rivendicò il gesto, inserendolo nella protesta mossa contro la distruzione naturale del cantone dei Grigioni e contro lo sfruttamento di questa regione da parte della Northeast Switzerland Power. Era il 1981 quando evase dal carcere e dai suoi altri otto anni di detenzione. Nella fuga, pianificata ed ottenuta in combutta con altri cinque detenuti, come nemmeno in un romanzo di Edward Bunker, morì un secondino.
Scappò in Italia, comunque, dove, con il falso nome di Martino, visse per dieci anni e dove nel 1991 fu catturato in seguito ad un banale controllo dei documenti finito in malo modo - con un proiettile conficcato nella gamba d'un tutore dell'ordine. Nel frattempo, nel 1989, la polizia federale svizzera lo accusò dell'uccisione di una guardia di frontiera. Processato per la seconda volta, questa volta in Italia, ottenne una condanna a dodici anni.
Il 18 aprile 2002, dopo aver pellegrinato per gran parte delle carceri italiane, fu estradato in Svizzera e processato per due omicidi e quindi condannato, per uno solo di questi, a diciassette anni di carcere. Era il 2004. Poi la pena, in seguito al ricorso di Carmenisch, venne ridotta a otto anni.

Mi piacerebbe vederlo, una volta libero, con i lunghi capelli mossi dal vento, sfidare, in sella al suo ronzino, una pala eolica convinto di vedere un mulino a vento. Ma non lo farà, credo. Sembra tardi un po' per tutto, anche per andare in direzione dei sogni, a vivere la vita che si ha desiderato.


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