Vite di persone coerenti - P.F. Casini

Pier Ferdinando Casini. Perché devo parlarne io? Non è una domanda superflua. Ma quella più interessante è un'altra. Perché i giornalisti, quando intervistano il suddetto, non gli fanno mai la domanda che gli farei io? Ovvero, come spiega le centinaia di migliaia di voti che l'UDC riceve in zone ad alta densità mafiosa. Ora, per carità, non sono così sprovveduto dal non saperne il motivo. O che, non li ricevesse il suo partito, "quei voti", da qualche parte andrebbero.
Quello che mi fa vomitare è altro. E' la sua ipocrisia, la sua faccina da prete sorridente che ha capito tutto della vita, ed ha pure il garbo di venire a spiegarlo a me, che della vita non ho capito, ça va sans dire, nulla.

E' notizia della settimana scorsa, che Totò Cuffaro, il suo capobastone siciliano, nonché re del cannolo, è stato condannato in appello alla pena di sette anni per favoreggiamento, aggravato dall'aver agevolato la mafia, e violazione di segreto istruttorio. Due anni fa, dopo la sentenza di primo grado (senza aggravante, va ricordato, quindi a soli cinque anni), l'ex presidente della Camera, candidò Cuffaro alle elezioni politiche nel suo partito, sostenendo che: "Sta subendo una persecuzione giudiziaria (si dice sempre così, no?)" e dicendosi convinto della sua onestà.

Questi giorni, le dichiarazioni appaiono meno convinte. L'arroganza però rimane.
Ho letto questa: "Tra qualche mese, quando Cuffaro sarà assolto, tanti sciacalli saranno in prima fila a chiedergli scusa".
E tu, bello come il sole, se la sentenza di condanna venisse confermata in Cassazione, cosa farai? La finirai di menarcela con la famiglia quale unica gestalt delle nostre immonde esistenze? Te ne andrai finalmente fuori dai coglioni per aver appoggiato per anni una persona collusa con la mafia? O, imperterrito, dopo la necessaria assoluzione di qualche cardinale, sosterrai che è stato solo un piccolo errore di valutazione?


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