C'è crisi

Non so se ve ne siete accorti, ma i giornali di mezzo mondo scrivono che l'economia, seppur lentamente, ha ripreso a crescere. Questo è il titolo, quello che richiama l'attenzione, che ti fa sospirare un: "Ah, che culo!" e poi, in basso, più piccolo, perché sicuramente più insignificante per noi che andiamo di fretta, perché il tempo è denaro, la vita è breve e blablabla, ci scrivono che, nonostante la leggera ripresa, la disoccupazione continua ad avanzare.

Ma come fa ad aumentare la disoccupazione se il nostro sistema economico è in ripresa? Come farà mai? Fa allo stesso modo di come fa negli Stati Uniti, campione più che adeguato, che, nonostante sia il paese più ricco del mondo continua a produrre disoccupati su disoccupati, anche perché dicevano quegli stronzi degli economisti neo-classici che quando il sistema è perfettamente in equilibrio - roba che è più semplice vedere il Torino vincere di nuovo lo scudetto - ci saranno, comunque, un 4-5% di disoccupazione "fisiologica". Bello, insomma.

Il punto non è da dove arriva la disoccupazione (arriva dalla rivoluzione industriale, prima i contadini badavano a sé stessi ed alla propria sussistenza) o la completa assurdità del nostro sistema economico che richiede per ogni persona ricca almeno 500 povere - almeno così sosteneva Adam Smith, uno che, comunque, non ha mai scritto per "Repubblica". E non si stratta nemmeno di disquisizioni di stampo filosofico, nonostante sia palese, per usare le parole di Nietzche, che siamo tutti passati dallo status di "servi della gleba" a quello di "servi salariati" o che i termini "sviluppo" e "progresso" - per ricordare Pasolini - non sono sinonimi, cosa che, comunque, può confermarvi un qualsiasi abitante del Delta del Niger o di Taranto.

Il punto è che siamo arrivati alla crisi conclusiva e finale, quella tanto agognata da Marx che, culo suo, almeno su una cosa c'ha beccato. In verità non c'ha beccato nemmeno su questo, ma gliel'abbuono per non risultare antisemita oltre i civili parametri (battuta di spirito, ridere please), e che cazzo (volgarità gratuita, ridere please), ma rimane che non ne ha previsto i modi. Per lui si trattava della suprema crisi di sovrapproduzione delle merci, crisi scientificamente cicliche e reali, ed anche in questo ha sbagliato.
Con il mercato globale, culo nostro, non potrà più esserci una crisi delle merci, con la pubblicità e l'inculcare bisogni inutili anche all'abitante del Delta del Niger serviranno, nonostante gli occhi che si ritrova, un bel paio di Ray Ban a goccia, magari specchiati, poi in sella al cammello e vai coi Chips!

L'attuale crisi è una crisi di sovrapproduzione, ma non delle merci. E' una crisi di sovrapproduzione umana.
Un tempo si zappava la terra (settore primario), poi si fabbricavano bulloni (settore industriale), poi si fabbricava energia e altre cose nocive (seconda rivoluzione industriale) e poi s'è cominciato a vendere servizi (settore terziario).
Ecco, un tempo, se volevamo andare a vedere come e di cosa moriva l'abitante del Delta del Niger andavamo dalla nostra agenzia di viaggi preferita, si prenotava un volo e un albergo; poi, pochi giorni prima di partire si passava alla banca a cambiare i soldi. In questo modo davamo da mangiare al proprietario dell'agenzia di viaggi; al benzinaio, se ci recavamo all'agenzia con l'auto, o al comune, se andavamo con la metro; all'usciere della banca che aveva dovuto distogliere lo sguardo dalla Gazzetta dello Sport al nostro passaggio e allo stronzo che lavorava allo sportello. Oggi, se ancora c'interessa andare a vedere di cosa muore l'abitante del Delta del Niger prenotiamo aereo ed albergo comodamente da casa e i soldi li ritiriamo al bancomat, appena arrivati, ammesso ce se sia uno, in Niger, ma io dico di sì. Il terzo mondo è pur sempre di questo mondo.
Questa è la nostra crisi. Le mansioni, il tessuto di rapporti lavorativi e sociali che seguivano ad una qualsiasi nostra azione fino a cinque anni fa sono stati completamente spazzati via dall'E-Commerce e dal "progresso" tecnologico.

Il vero problema è che con ogni nostro click, per ogni servizio ottenuto comodamente da casa c'è qualcuno che viene rimpiazzato da esso, dal nostro click. Non è neppure la macchina che fa fuori l'uomo, come da retorica socialista degli albori. E' proprio l'uomo che fa fuori l'altro uomo. Una sorta di lotta biblica in cui il padre di famiglia che perisce non è spazzato dalla collera di Dio, causa nubifragio, perché sodomizzava le pecore e bestemmiava. No, è sommerso da un nubifragio debiti di una vita propostagli che non può sostenere e che gli è stata definitivamente sottratta da una connessione adsl e addio televisore al plasma.
Questa crisi, che, furbescamente, associano a quella del '29, non è quella che c'hanno presentato. Non è una crisi finanziaria divenuta reale. Questa crisi, purtroppo o per fortuna, dipende dai punti di vista, è ben più grave ed è stata fatta scattare nel momento in cui si è avuta una crisi finanziaria, perché giustificare un numero crescente di disoccupati, in questo evoluto ed esuberante sistema economico, con altre frasi all'infuori del solito "Eh, c'è crisi" è dura. Questa è una crisi d'esaurimento del sistema, non è un caso se il precedente passo collettivo dell'economia globale è stato trasformare il "lavoro a tempo indeterminato" in precariato a vita. E' stato un preparare le condizioni iniziali, come sfilarsi il costume dalle chiappe aspettando lo start per partire per i 100 metri stile libero.

E allora diciamocelo. Siamo arrivati all'ultima stazione, al capolinea. Tanti, troppi esseri che richiedono servizi che possono ottenere da soli o merci che possono esser fabbricate senza l'ausilio di nessun uomo. Dieci, massimo quindici anni e il Capitalismo, come oggi lo conosciamo, sarà storia passata, ammesso che non arrivi prima la guerra perché, si sa, quando le cose vanno a rilento la guerra diventa l'unico modo per far ripartire il gioco dall'inizio e dare una accelerata e con una guerra, di questi tempi, finisce come la pensava Kubrick, con due idioti ubriachi che mandano il mondo all'altro mondo.

Oh, allora niente scherzi: dieci, massimo quindici anni e ci ritroviamo qui. Mi prenoto per il posto di sciamano un po' rattuso.


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