Sì, lo voglio!

Tralasciando qualunque commento riguardo il (dubbio) valore religioso del matrimonio, cosa su cui non voglio ora focalizzare la mia attenzione, esso riveste un duplice senso, antropologico e legale. Antropologico perchè, in quanto rito di passaggio, ciò che sancisce realmente l'unione tra due persone è l'accettazione e la consapevolezza dell'unione stessa all'interno della comunità in cui si vive. Nell'atto del matrimonio la coppia si presenta pubblicamente non più come due individui singoli, bensì come un unico attore sociale che agisce e si muove all'interno della società in vista del proprio sostentamento. I due membri che la compongono, oltre all'implicita dichiarazione affettiva che così palesano, assumono di conseguenza il dovere legale di sostenersi vicendevolmente, oltre ad una serie di diritti tutelativi ed economici.

Nonostante io creda che nessuna autorità, religiosa o laica che sia, detenga realmente l'autorità di sancire qualcosa che è affare totalmente personale, so tuttavia di essere immerso fino al collo nella società e di esserne legato indissolubilmente, come ognuno di noi: di qui non si scappa. Perciò, ho sempre condiviso il principio borghese secondo cui ognuno deve poter essere libero nei limiti in cui tale libertà non va a ledere quella altrui. La recente sentenza della Corte Costituzionale in ambito dei matrimoni gay ha riposto la decisione finale nelle mani degli organi legislatori - come è giusto che sia. Ora, tutti sappiamo benissimo chi siede attualmente sul trono e di che pasta è fatta la sua cerchia, quindi non ci sarebbe da stupirsi molto se il tutto si riverserà nei migliori dei casi in un nulla di fatto. Eppure permane un immenso vuoto non tanto istituzionale quanto culturale in quest'ambito, dovuto sostanzialmente a due fattori: la tremenda pigrizia intellettuale che negli ultimi vent'anni ha ufficialmente investito il nostro Paese dando come conseguenza l'attuale classe politica, d'altra parte specchio ideale di chi veramente vive oggi in Italia, e la presenza sempre più bigotta e oppressiva di Sua Santità & scagnozzi che intorpidiscono fortemente l'opinione pubblica (basti pensare alle recenti polemiche sulla pillola abortiva). Non riconoscere legittimità alle coppie gay relega queste al ruolo di elementi "anormali" nell'ordine sociale, sparute aberrazioni tenute nascoste in quanto pericolose per la sedicente concezione della "normalità" di questa nostra Italietta veterocattolica e conservatrice. Inutile dire che da tutto questo risultino esserci dei cittadini di serie A e di serie B, che non vedono riconosciuti i propri diritti pur contribuendo nè più nè meno come tutti gli altri alla sopravvivenza collettiva.

Siamo tutti uguali, ma alcuni più uguali di altri.


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