La DeCumpa

Ammettendo di essere ormai lontana anni luce dal fenomeno adolescenziale e post-adolescenziale dell’aggregazione per gruppi e del riconoscimento in una compagnia, sicuramente ne ricordo ancora chiaramente le dinamiche e modalità di appartenenza e “convivenza” al suo interno. Devo dire che, in effetti, la mia esperienza in tal caso è stata lunga e prolifica in quanto ai tempi, la mia cosiddetta Compagnia vantava, tra i fondatori e gli aggiunti negli anni, la 40ina di membri onorari. E siamo stati un bel blocco compatto fino a pochi anni fa.

Quando ci muovevamo in massa in occasioni quali i campeggi estivi o viaggi simili, sembrava la carovana dei carrozzoni del circo, con tanto di tende e pellegrini al seguito, e facevamo un certo effetto.

Chiaramente non con tutti era possibile avere lo stesso tipo di relazione affettiva e c’erano sicuramente le eccezioni sia in senso buono sia meno buono. Feeling, preferenze, simpatie, incontri fortunati a pelle, affascinazioni e vere e proprie cotte; e ovviamente antipatie, motivate o presunte, sopportazione, indifferenza, fino al totale e reciproco ignorarsi.

Chiunque di noi lo avrà sicuramente sperimentato: ci sono persone con cui entriamo immediatamente in contatto in modo quasi privilegiato, quelle che, senza che realmente facciano qualcosa di eccezionale, ci diventano immediatamente intime e care; persone alle quali siamo da subito “permeabili” e che troviamo irresistibili. Persone in cui è facile specchiarsi e riflettersi. A volte basta una sola frase, un guizzo in uno sguardo, un commento appropriato, un comportamento disinvolto, un’osservazione arguta.

Poi ci sono quelle che non arrivano così al fondo di noi, ma restano comunque tra le preferite, che se sono presenti o meno fanno la differenza, dalle quali, piace avere sempre un parere su tutto.

Poi ancora quelle che definisco “souvenir” da serata, che se non ci sono non è una tragedia ma che se arrivano ti rallegrano per tutto il tempo.

Infine ci sono quelle che proprio non puoi soffrire, che hanno tutta una serie di cose che ritieni inaccettabili in un interlocutore, che appena iniziano a parlare, ti fanno venire voglia di cambiare canale o girarti dall’altra parte. O magari di andare a dormire quando hai semplicemente finito di incazzarti.

E poi per ultime, quelle a te invisibili, quelle che ti lasciano indifferente, che non hanno mai un’intuizione che ti faccia trasalire, che non vedi perché sono grigie in mezzo ad un mondo colorato, o semplicemente perché tu con loro sei daltonico.

E poi c’è DeBaser, che è di nuovo esattamente tutto questo: è la mia compagnia trasposta dalla vita reale al virtuale, che è poi vita anche questa dato che da 7 anni a questa parte mi tiene quasi quotidianamente compagnia, con tutti i suoi mood e le sue contraddizioni, pregi e difetti.

Ci siamo anche lasciati io e DeBaser una volta e forse ci lasceremo ancora.

Però al momento, è la mia compagnia online.


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