Un idiota qualunque...

Quando ero piccolo la televisione pubblica era solita passare la serie “Hitchcock presenta”.
Uno degli episodi che ricordo con più affetto si svolgeva in una stanza d'ospedale dove erano degenti due malati terminali: uno affrontava la malattia con uno sguaiato ottimismo disturbando l'altro che invece cercava di crogiolarsi il più possibile nelle sue magagne.
Quest'ultimo trattava male chiunque cercasse di “tirarlo su” arrivando anche a compiere un tentato omicidio nei confronti di un'infermiera colpevole di “portare allegria” nella stanza: non penso di rovinare nulla dicendo che il sarcastico finale vedeva morire l'ottimista e guarire inspiegabilmente il pessimista (con gran scorno dei curanti... e dei parenti).

Ovviamente si tratta di pura fiction e non ha nessuna valenza ma non posso fare a meno, magari stupidamente, di non trovare associazioni con questi nostri, turbolenti, anni: dall'economia alla politica, dalla cultura alla società.

Ora, facendo un esempio, banalizzerei dicendo che la crisi economica sia stata provocata da un insano ottimismo nato negli anni '80 (e nemmeno voglio abbracciare in modo scriteriato le varie teorie della decrescita: siano moderate o radicali) perché sarebbe come concedere l'attenuante della “buona fede” a certi farabutti che sulla situazione hanno speculato ma sono abbastanza convinto che se non fossero stati impunemente fatti passare tutti gli elogi dell'ottimismo (provenienti da tutte le parti: psicologi, pedagogisti, economisti, politici etc.) non ci sarebbero stati i presupposti per creare quel substrato popolare in cui la malapianta dell'eresia del “vedere rosa a tutti i costi” è cresciuta portando troppa gente ad avere fede (nel senso letterale del termine “credere senza averne le prove”) nell'infallibilità del sistema.

Insomma alzo il mio nasino e vedo cartelloni pubblicitari con sapiens sapiens ad esporre tutta la dentatura e loro (e miei) simili che interpretano male il messaggio (che in natura è di minaccia e aggressività, ricordo, e non di allegria e di buone intenzioni): ci dev'essere qualcosa che non va, per forza.

Il “pessimismo” è stato fatto passare troppe volte per “depressione” e nemico da sconfiggere, in questi anni, quando “essere pessimista” è semplicemente avere un approccio critico alla vita: nel motto (sottovalutato) “fidarsi è bene, non fidarsi è meglio” e comunque nel chiedere sempre le dovute affidabili rassicurazioni (se mancano i presupposti per le dimostrazioni oggettive).

Sto semplificando e banalizzando forse ma lo spazio concessomi non mi consente più raffinate e lunghe argomentazioni e non voglio certo convertire nessuno ma sto cominciando veramente a pensare che a problemi enormi possano essere contrapposte piccole soluzioni: può sembrare ottimista quest'affermazione ma incredibilmente arriva da solidi anni di crudo pessimismo.

Riuscite a crederlo?

… in realtà il problema della crisi non è così complesso: un idiota lo risolverebbe. Il problema è che non si rivolgono mai a quell'idiota…” (Tiziano Sclavi)



Carico i commenti... con calma