
Isn't it good, Norwegian wood.
Quando Lennon declamava questi versi, nel lontano 1965, sembrava volesse esaltare la qualità del soggetto, tesserne, in un sottile turbine di nuvole psichedeliche, le lodi. Nel mio caso, dei norvegesi, non posso fare altro che lodarne la solidarietà, pazzesca, che ha lasciato un’impronta indelebile nell’archivio dei miei stati emozionali.
Tra le città toccate dall’itinerario di una recente crociera nuziale, ho avuto la fortuna di solcare il suolo di Oslo. Città bellissima, per carità, pulita, ordinata, organizzata, precisa. Tutti fattori che in Italia ci vengono solo in sogno, insomma. Anche molto cara, se si pensa che un biglietto orario per il tram, necessariamente utilizzato per coprire in breve tempo la distanza tra Aker Brygge e il Vigelandsparken (splendido), costa circa 28 corone, ossia 4 euro, beh…
La giornata soleggiata non riusciva a stemperare l’atmosfera pesante lasciata qualche pugno di giorni prima da un lucidissimo squilibrato di estrema destra, Anders Breivik, che ha deciso di cancellare dalla terra novantatré persone tra colpi di fucile ed autobombe. A questo, giusto per farci riconoscere ancora un po’, va aggiunto che due schifosi porci leghisti, Borghezio e Speroni, approvano in qualche modo le idee espresse dall’invasato. Di fronte ai moli era stata allestita una parete su cui applicare fiori alla memoria delle vittime. Qualcuno ha lasciato qualche messaggio. Qualcun altro ha appoggiato dei fiori sui muretti accanto la fermata del tram. Un silenzio pesante regnava privo di ogni contrasto. Raggiungiamo la Karl Johans Gate, una delle strade principali della città e qualcosa mi fa intuire che di espressioni floreali ne vedrò altre. Non si trattava solo di aiuole curate o piazze decoratissime. Non ricordo uno spazio dove non fosse stato apposto un omaggio. Ogni cittadino ha voluto materializzare la propria vicinanza a coloro che sono stati barbaramente mutilati negli affetti. Tra i petali adagiati nell’acqua delle fontane e quelli che galleggiavano tra le schiume di bocche d’ottone. Mazzetti anonimi appoggiati ai piedi delle statue, sui gradini delle scalinate di imponenti palazzi, tra le colonne dell’Università e i sentieri piastrellati del Teatro Nazionale. Qualcuno, per fissarli ai pali dei semafori e dei segnali stradali, ha usato addirittura dei lacci di plastica monouso, di quelli che si utilizzano per raccogliere la cavetteria traboccante dei computers o per persuadere dal furto i ladri di copriruote in plastica delle nostre macchine.
Mai avrei immaginato, però, ciò che ho visto, per puro caso, all’incrocio con la Stortorvet, la piazza che accoglie una bellissima chiesa, la Domkirken Sokn.
Un semaforo mostrava inutilmente i suoi colori. Allo stesso tempo, come se volesse chiedere un’udienza poi inevasa, emetteva anche dei suoni sordi. Nessuno, tranne noi, spostò di qualche oncia lo sguardo per soddisfare una quanto mai inopportuna curiosità impegnata a carpire il significato di quei secondi in decorrenza tra il rosso e il verde. Ci avremmo fatto caso a tempo debito.
Non ho memoria di un’area di notevoli dimensioni, tappezzata da così tanti fiori. Le rotaie del tram e l’asfalto circostante erano stati amorevolmente seppelliti da migliaia di mazzetti, lumini, bandierine e messaggi lasciati da chiunque si trovasse a passarci. Che solidarietà tentacolare.
Non riesco a dire altro in merito, tranne che è stato assolutamente doveroso lasciare un piccolo contributo emozionale a coloro che saranno costretti a soffrire per sempre. E’ stato difficile lasciare la piazza e trovare un equilibrio tra il cuore e la mente. Mai, come allora il tempo si è dimostrato tiranno. Chi avrebbe mai immaginato tanta partecipazione nella fredda Norvegia? Mai visto omaggio così grande. E sono fiero, con mia moglie, di averne fatto parte.
Il giorno dopo abbiamo saputo, dal giornalino che lasciano in cabina, che tutti i fiori sono stati rimossi. In dodici giorni, ne erano stati adagiati a tonnellate e solo sulla Stortorvet coprivano ogni millimetro quadrato di un’area di 50 metri per 30. Inutile dire che l’umanità, in Norvegia, si somma con la saggezza e l’intelligenza. I fiori sono diventati compost, i lumini sono stati tutti riciclati e i messaggi, le foto, le bandierine e i pupazzi, sono ora conservati nel Palazzo del Governo. Per chi non vuole dimenticare.
Isn’t it good, Norwegian… love.