Ad un passo dall'Ignoto Militi

Dire che "Sono stato a Redipuglia" sembrerebbe un tantinello riduttivo. Ed in fondo lo è. Dà l'impressione di una frase buttata giù con la noia spavalda di un lattante che racconta una improbabile gita scolastica. Magari tra un morso al panino e uno sguardo velleitario alla belloccia della classe.
Questo abbrivio è stato inserito volutamente, per confrontarlo con un più meritevole "Ho annoverato nell'orgoglio la possibilità di aver visitato il Sacrario Militare di Redipuglia". Ecco, funziona molto meglio anche se macchinoso. Per lo meno è degno di ciò che la mia coscienza ha potuto percepire in una giornata fredda, dove il sole non riusciva a filtrare la corazza spessa di nembi minacciosi in stato d'allerta.

Quando vivi in un paese che ti permette di perdere senza sforzo quel poco di dignità o integrità morale strenuamente difese nel quotidiano, sono convinto che in posti come questo puoi ancora trovare qualcosa che dimostri il contrario.

"Non curiosità di vedere ma proposito di ispirarvi vi conduca.".

L’ingresso pretende silenzio e rispetto. Una mano dal cielo ti impone di liberare la mente da ogni cosa. Sono quasi solo, salvo qualche nostalgico e, con vivo stupore, qualche giovanissimo. La quiete del luogo è infastidita per un pugno di secondi dalle poche macchine in transito sulla strada che divide in due il riposo della gloria. Interessante sapere, di fronte alla prima tomba incontrata sul cammino, che il Duca d’Aosta, Emanuele Filiberto di Savoia, ordinò espressamente di essere tumulato accanto i propri uomini morti in battaglia. Oggi un suo infimo discendente omonimo non ha proprio un cazzo da fare.

Nomi, gradi, reparti, settori… in migliaia stampati con rilievo su un bronzo eterno. Vado alla ricerca, senza dissimulare uno stupido orgoglio, di almeno un soldato che portasse il mio stesso cognome, pur non essendo mai stato innestato nell’albero genealogico a cui appartengo. Ne conto quattro o cinque ed è per me un valore aggiunto. Magari bambinesco, ma vi garantisco che nel contesto può assumere una piccola soddisfazione d’acciaio. Continuo a percorrere la scalinata seguendo la linea di una serpentina che ha il potere di trainarti fino alla sommità. Man mano che percorro le pareti costellate di nomi, un senso di inquietudine mi limita il respiro. Un pizzico di commozione mi coglie nel leggere troppe volte, una sola lettera seguita da anonimi puntini.
Un povero dio che non può essere ricordato da nessuno. Potrebbe essere lui, ma il dubbio rimane. Delle sue spoglie resta solo l’iniziale del cognome o del nome, difficile da attribuire a qualcuno che, oltre alla sventura di morire in guerra è stato colto dall’implacabile mannaia dell’oblio. Ad un passo dal milite ignoto. Ne incontrerò a decine con i nomi morsicati dal tempo. Soldato F., Soldato M., Soldato G., che la sorte non impedisca ai posteri di ringraziarvi.

Su ogni gradone appare in rilievo la scritta "Presente”. Nell’insieme è suggestiva ma purtroppo offuscata da un sapore fascista che ritengo indegno. Non a caso il monumento è del 1938, l’anno in cui lo stesso pover’uomo che promulgò le leggi razziali, qualche anno dopo, sulla scia di un folle bruciò la meglio gioventù italiana nel velleitario tentativo di spezzare le reni alla Grecia di quella gran puttana della madre.

Giunto sul Golgota della Prima Guerra Mondiale c’è una cappella che raccoglie la gloria di oltre sessantamila soldati non identificati. Torno giù e prima di accedere al parco del Colle S. Elia situato di fronte, una scritta mi fa sinceramente rinvigorire:
"O viventi che uscite se non sentite più sereno e più gagliardo l’animo voi sarete qui venuti invano.".

Nel parco c’è la possibilità di entrare in trincea e vedere da vicino i mezzi con cui le uniche persone che possono fregiarsi del titolo di Patriota, hanno combattuto, con l’ausilio di unghie e denti per strappare un pezzo di terra all’Austria. I sentieri sono ornati da cumuli di pietre su cui sono apposte delle targhe che declamano atti eroici in versi colmi di puro orgoglio nazionale. Mi permetto di indicarne qualcuno ma sono tutti bellissimi.

Il Fante: "Passasti fra le genti come il piccolo Fante ed ora nella fossa rimbalzi a noi gigante.".

Le Pinze Tagliafili: "Se fur vane le pinze valsero i denti.".

Cappellano Militare: "Soldato della spada e della Croce anche nel sonno vigilo. La voce ascolta. Parlo a Dio, che i cuori ammalia. Dico: - Signore!, e tu rispondi: - Italia! ".

In queste frasi trovo una forza d’animo devastante. C’era sincerità, patriottismo, emozione. Gli stessi fattori che ho rilevato nelle lettere dei condannati a morte della resistenza, gli splendidi epitaffi degli ultimi patrioti raccolte dall’Einaudi. Quegli italiani ci credevano. Sissignore, ci credevano. Non oso immaginare cosa potrebbero pensare se vedessero cos’è l’Italia oggi. Mi guardo intorno, sono solo e mi vergogno.
Nel cuore ho riservato un palco d’onore ad una frase che vale tutta l’esperienza. Una piccola emozione che spero proviate tutti.

Soldato Ignoto: "Che t'importa il mio nome? Grida al vento Fante d'Italia e dormirò contento!" .


Ecco, carissimo amico ad un passo dal Milite Ignoto. La tua umiltà ha un valore immenso e tanto basta per essere stato giustamente rivendicato.
Ho pianto.

che fiko quest'editoriale, allora scrivilo anche tu!


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