Mani

Poi mi alzo di notte vado in bagno e alla luce dello specchio mi guardo le mani, le cicatrici sul palmo destro, conto i punti sul pollice sinistro; penso, penso alla prima volta che mi sono infortunato lavorando.
Le mani, le mani mi hanno aiutato a essere come sono.

A cinque anni volevano amputarmi il pollice destro, mia madre non poteva concepire il fatto che, magari, non avrei mai potuto scrivere mi portava ogni giorno a medicazione... tre corriere per andare tre corriere per tornare, così tutti i giorni per sei mesi.
Due ore ad andare due ore per tornare, le medicazioni, le fasciature, l'attenzione continua, tutto per salvarmi queste mani.
Queste mani che sanno solo lavorare.

Allora di notte mi alzo in silenzio e nel bagno, seduto sul water penso e guardo le mie mani... La linea della vita, la linea dell'amore, osservo l'anulare sinistro e l'impronta digitale portata via da una pressa, il pollice destro deformato dall'esplosione di un filtro, i dieci punti sul palmo destro, gli altri sette sul dorso sinistro.
E penso di nuovo a mia madre, ai viaggi verso l'ospedale e le sue preoccupazioni nel volermi dare un'infanzia normale.
Allora torno silenziosamente a letto, la TV accesa, il volume lo tengo basso, il respiro della donna che amo e aspetto.
Aspetto che suoni la sveglia per tornare a far faticare queste mie mani.

Poi magari un giorno mi faranno sapere che il mio lavoro non serve più, che le mie mani sono inutili, sono come foglie appassite spazzate dalla strada.
Quel giorno penserò a quando avevo cinque anni.


Carico i commenti... con calma