La generazione del silenzio

E dunque entro in un piccolo ufficio, il professore mi fa sedere e mi chiede perché sono lì, ma onestamente non lo so neanche io. Siede su una sedia a rotelle, parla a bassa voce e lentamente, la testa gli ciondola da una parte ed è come mossa da piccoli, irrefrenabili tic.

Mi dice che la vita precede l'uomo, che la morale è provvisoria, che l'esistenza non ha scopo e che sebbene la vita renda vivo un individuo quest'individuo non si riproduce per realizzare la vita, e mi dice che la natura umana (e la natura stessa) non è naturale, che l'idea di diversità è possibile se si ha un'idea di identità e che la libertà conta poco perché ciò che conta è difendere la diversità: che se obbligassimo un'intera generazione a leggere libri, a leggere libri e non fare altro, quest'ipotetica generazione non saprebbe cosa sia un libro.

Mi appunto tutto sul blocco-note, dopodiché lo saluto, lui bisbiglia qualcosa che interpreto come un saluto (o un congedo) mentre continua a muovere la testa in tanti piccoli sì - la testa inclinata sulla spalla, appoggiata alla scapola. Soffre di SLA, o qualcosa del genere. A lezione è sempre ripiegato su se stesso e ora afferra la mano destra con la sinistra e sdraia la destra sul tavolo.

Ci stringiamo la mano.

Poi esco, e uscito da lì penso a quanta poca importanza siamo soliti dare a certe cose che consideriamo dovute o scontate, di cui non abbiamo nemmeno coscienza, cose tipo camminare, farsi la doccia da soli, mangiare senza il bavaglino. E penso a questo cose, a quanto a volte sia davvero un attimo perderle, a quanto facilmente e con quanta spontaneità la vita riesca a spezzare una persona fino a renderla inerme di fronte a sé stessa. E ripenso alla crocifissione, a Cristo in mezzo ai due ladroni, alla Grazia che non può giungere senza il respiro del peccato: e accanto a me passano altri studenti, altre persone incuranti di tutto, coi libri in mano & borse a tracolla, studenti che salgono le scale della facoltà o si fermano a parlare nei corridoi, e improvvisamente mi rendo conto che sto camminando anch'io, ed è una consapevolezza che non avevo mai avuto prima ed è come se mi afferrasse e mi rendesse cosciente di me stesso, e finalmente sono grato di tutto questo e su tutto giace come un'assurda e alienante Bellezza.


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