La Montagna Perfetta

Qualche anno fa, prima che venisse “disperso” in cinque luoghi diversi, ebbi l’occasione di visitare il Messner Mountain Museum che allora era collocato nel solo Schloss Juval.
Quello che ancora oggi ricordo più volentieri fu che la guida ci spiegò che Reinhold Messner aveva concepito quel luogo oltre che per raccogliere la sua collezione privata di opere artistiche dedicate alla montagna anche per celebrare la divisione dicotomica tra la sua anima, natia, sudtirolese e quella, acquisita, tibetana.

Davanti a un quadro che raffigurava il Kailash ci fu spiegato il particolare rapporto che l’alpinista di Brixen aveva con quella montagna.
Luogo sacro per molte religioni e dottrine di quella zona (Tibet, India, Nepal) sorge in territorio cinese e vanta il record di non essere stata ancora scalata: non per le difficoltà visto che è alta "appena" 6'638 metri e nemmeno (a dire degli esperti) per particolari disagi tecnici ma perché semplicemente, in quanto, a seconda del “rito”, ritenuta Centro dell’Universo, Residenza di Shiva, Sede dello Spirito, eccetera.
Quindi inviolabile.

Chi ci accompagnò ci raccontò che questa cosa non andava (e non va probabilmente) giù alla Repubblica Popolare Cinese tanto che questa spediva annualmente permessi (non richiesti!) urbi et orbi al mondo alpinistico internazionale (quindi anche allo stesso Messner) per scalarla, ricevendo puntualmente, come risposta, picche. Ora io non so quanto ci sia verità e quanto ci sia leggenda in tutto ciò ma mi piace pensare che da qualche parte nel mondo ci sia un posto ancora inviolato e quindi perfetto.
Ora potrei rompervi le scatole con discorsi semantici sul vocabolo “perfetto” ma non lo farò. Fidatevi per una volta e in cambio io “perdonerò” eventuali proteste sul fatto che nella Terra c’è più di un posto ancora “intonso” (si, ma non ditemi la Fossa delle Marianne per favore: non lo è più da tempo).

Spesso mi scopro a pensare e rimuginare su quella gita e su quella storia e altrettanto spesso cerco d’individuare nel mondo quelli che potrebbero essere i miei “Kailash personali”: luoghi intimamente sacri da rispettare, non violare e conservare in una perfezione del tutto campata in aria (è ovvio che spesso se non io altri per i fatti loro l’hanno cancellata) ma personalmente reale.
Un’altra “leggenda” narra che quando gli chiesero “Perché scalare l’Everest?” Mallory rispose “Perché è là.”.

Forse qualcuno, magari convinto della sacralità della Madre dell'Universo, avrebbe voluto dirgli in cuor suo (e anticipando DeBaser di qualche anno) “…ma anche no.”.
Ma luogo comune per luogo comune questa è un’altra storia.


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