La chirurgia estetica ai tempi di Star Wars
Oggi pomeriggio, ventiquattro marzo (ndr), Repubblica ha pubblicato una rassegna fotografica di una giovane fotografa coreana, Ji Yeo, che documenta gli orrori della chirugia estetica sul corpo delle donne. In breve, pare che la chirurgia estetica in Sud Corea sia una specie di rituale di massa, tanto che nella sola capitale vi si sottoponga in media una donna su cinque tra i 19 e i 49 anni. Il progetto di Ji Yeo vuole quindi essere un monito, un invito alle donne ad accettare se stesse e allo stesso tempo praticamente una stigmatizzazione, una demonizzazione della chirurgia estetica.
Bene, diciamolo subito: l’intento di Ji Yeo è lodevole. Tutti, ma proprio tutti, a prescindere dal proprio sesso e dalla propria età, dovremmo imparare ad accettare e, perché no, ad apprezzare noi stessi e quello che siamo. E’ solo attraverso un percorso di pacificazione interiore, infatti, che possiamo realmente ottenere quello che vogliamo, che possiamo alla fine acchiappare, stringere quella immagine di noi che più crediamo ci rappresenti. In questo senso, è tutta una questione di testa; bisogna fare sì che questa, la testa, si allinei con il corpo, che ci sia una perfetta armonia ed equilibrio tra i nostri pensieri e la nostra struttura fisica. E’ un processo difficile e che potrebbe richiedere tutta la vita; che richiede necessariamente tutta la vita, se consideriamo che, come uomini, siamo per questo portati a mutare, a crescere e modificare continuamente nel corso del tempo i nostri pensieri e le nostre idee.Ma questo è solo un aspetto della questione. L’altro aspetto, infatti, riguarda più strettamente la chirurgia estetica e il ruolo che questa ha assunto nella nostra società oggi; il ruolo cui questa sarà destinata nella società di domani. Perché siamo invitati tutti a modificare il nostro atteggiamento di naturale diffidenza nei confronti della chirurgia estetica e questo a partire da oggi prima ancora che dal domani più prossimo.Mettiamo da parte le cosiddette problematiche di natura estetica e quelli che potrebbero da subito essere i nostri pensieri più materiali. Io stesso, in prima persona, sarei subito pronto ad ammettere di preferire un bel paio di tette nature al 100% che quelle mega-siliconate della televisione. Pamela Anderson, per dire, non mi è mai piaciuta, eppure vi posso garantire di non avere mai avuto dubbi circa la mia sessualità. Oddio, forse qualche volta sì, ma sicuramente non perché io non mi sia mai eccitato guardando Pamela Anderson.Qualche anno fa, due o tre, sono stato molto colpito dalle dichiarazioni di Angelina Jolie. La nota attrice di Hollywood, peraltro figlia del grande Jon Voight (è quello di Un uomo da marciapiede! Lo dico perché l’ho scoperto solo di recente), dichiarò pubblicamente di essersi sottoposta a un intervento di chirurgia estetica presso una c linica privata di Hollywood. L’intervento, nello specifico, fu un intervento di mastectomia; in pratica la famosa attrice si fece togliere entrambi i seni perché, secondo il parere dei medici e pure considerando dei gravi precedenti in famiglia, questa sarebbe stata soggetta a elevate percentuali di rischio di cancro al seno e alle ovaie. Di conseguenza, ha proceduto a un intervento di chirurgia estetica per “ricostruire” il seno e quanto tolto precedentemente.Naturalmente, a queste dichiarazioni, fecero seguito da una parte cori di approvazione e di comprensione delle problematiche sollevate e ammesse pubblicamente dall’attrice; dall’altra non mancarono e non mancano ancora oggi altre tipologie di atteggiamento, volte a demonizzare il fatto e a parlare quasi con orrore di quanto avrebbe fatto la Jolie, colpevole secondo molti pure di aver diffuso e generato delle idee sbagliate nei confronti del pensiero e dell’opinione pubblica.Ora, è evidente io non sia un medico; nonostante io abbia vissuto direttamente e nella mia famiglia casistiche assai simili e pure più gravi a quelle che furono le vicende di Angelina Jolie, non posso e non mi permetto assolutamente ancora oggi di avere la pretesa di formulare un pensiero medico che io stesso possa ritenere in qualche modo attendibile. So, tuttavia, che stigmatizzare e demonizzare l’importanza della medicina e, in questo caso specifico, della chirurgia, pure estetica, sia un atteggiamento oscurantista e assolutamente negativo. Perché l’importanza della chirurgia, pure estetica, nella nostra società è destinata a crescere e questo pure giustamente, ove questa possa risolvere dei problemi che non siano semplicemente estetici e frutto del desiderio impossibile di personalità eternamente insoddisfatte; ma questa volta veramente destinate a salvare nel concreto l’esistenza fisica e spirituale degli individui.
Solo venti, anzi trenta anni fa, assistevamo alla ricostruzione della mano di Luke Skywalker come se fosse un miracolo, qualche cosa di impossibile; oggi la medicina e la chirurgia ci insegnano che molte cose che solo ieri ci apparivano impraticabili potrebbero invece essere fatte. Che si possono salvare delle vite umane, pure facendo degli atti che, apparentemente, potrebbero apparire blasfemi, delle vere e proprie violenze e orrori commessi sul proprio corpo. Eppure, chi lo sa, un domani tutte le donne potrebbero avere dei seni artificiali; perché no? Perché non dovrebbe essere così, se questo potrebbe impedire loro di morire o, almeno, di vivere una vita più sana. E’ veramente così terrificante questa cosa? No, non sto cercando di convincere nessuno di questa cosa e della bontà dell’operazione cui si è sottoposta Angelina Jolie. Anche io del resto, poche righe più su, mi sarei effettivamente macchiato di una certa forma di qualunquismo, dichiarando candidamente di preferire delle tette naturali al 100%. Questa cosa, questa mia ammissione, fino ad oggi, potrebbe essere pure lodevole. Fino ad oggi. E se domani, invece, fosse in qualche discriminatoria? Forse dovremmo tutti rivedere i nostri preconcetti, la nostra idea di “orrore”.