Il cappello n. 1

Ma che bella cosa, questa dell'editoriale.

Certo mi mette sempre un po' a disagio scrivere qualcosa che verrà pubblicato. Una cosa è un commento, un'altra ancora la recensione. Ma l'editoriale è davvero troppo. E' troppo anche per me che l'abitudine di scrivere in rete l'ho presa abbastanza presto.

Che, forse lo dimenticate che fino a poco tempo fa tutto questo era fantascienza?

No, calmi, non fraintendetemi.
Non sto facendo il nostalgico, dico solo che per me che non sono un giornalista (tanto meno uno scrittore), ma semplicemente uno comune, è davvero facile intrufolarsi nel www e dire la mia, a tutti, in maniera anche piuttosto veloce. E nonostante io sia cresciuto di pari passo con lo sviluppo della rete, mi rimane disagio. Chiaro, è carattere. E' insicurezza, è genetica.

No, lo sottolineo, non è la fiera della banalità. E' che qualche volta, che problema c'è se si spende qualche parola in più per spiegare qualcosa? Il tanto ambito "dono della sintesi", la pragmaticità. Sì, per carità, hanno il loro fascino.
Però se le parole che abbiamo a disposizione non hanno un limite di numero, forse un motivo c'è?
Chiaro che anche il silenzio può essere la migliore comunicazione e quindi anche una sillaba può dire più di un poema, e qui siamo tutti d'accordo, però sto cominciando a trovarlo un danno per chi non è predisposto a questo tipo di comunicazione. Io non sono predisposto ad avere il dono della sintesi.

Dunque?
Beh, dunque, mi spiego meglio: per chi come me ha paura che gli caschi la terra sotto i piedi se ogni punto del suo discorso non è chiaro all'interlocutore, se ogni singola metafora non è chiarita in tutte le sue sfumature, è deleterio continuare a cercare di trovare nella "sintesi" la soluzione. No. E se portasse ad un mutismo schematico perfetto per chi in realtà non si è costruito nulla da dire?

Visto che il tutto si sta facendo molto noioso inserisco l'esempio che mi ha fatto pensare a tutto questo.
Trattasi proprio del boom mediatico di Bello Figo Gu.

Non so quanti di voi conoscano questo personaggio. Vi basti sapere che è legato ad Andrea Diprè e tutto quel mondo lì.

La mia critica è proprio alla critica che viene rivolta a questo fenomeno. Si tratta di un ragazzo come tanti, invece che provare a fare il grande fratello dice alcune parole (un numero tipo sei o sette) su una base musicale. Non sono un bacchettone e non ho nessun interesse a fare critiche tecniche (a mio avviso fuori luogo), semplicemente sto descrivendo in maniera schietta un personaggio senza nessun apparente talento, che sfrutta i nuovi canali mediatici per ottenere notorietà. Come ce ne sono a MILIARDI. Non nego né che ci rido su, né che mi capiti di ricanticchiarlo, ma io se sento due colpi di clacson che vanno a tempo comincio a canticchiarli, quindi non faccio testo.

Questo è esattamente il punto dell'editoriale dove i troppi temi toccati potrebbero confluire creando un gran casino.

Quindi, dicevo, muovendosi in giro per la rete, scopro che questo personaggio (come altri prima di lui) ha un vero ritorno da tutto questo. Tutto l'hype che si crea genera curiosità, quindi genera richiesta, dappertutto, non solo su youtube, anche nei locali. Che facciamo? Organizziamo una bella serata, magari con un migliaio di paganti. E che si scopre? Che la serata va alla grande. Forse c'è qualcosa, come diceva Tozzi (il grandissimo Tozzi, vado subito a definirlo) che ci prende in giro. Immeritato? Assolutamente no! Sono invidioso? Ma certo!
Non del successo perché sono ansioso come se vivessi costantemente in procinto di fare bungee jumping, ma sicuramente dell'interesse che genera, questo certo che mi rende invidioso. Che devo fare, lo ammetto.

Sono invidioso e curioso. Vorrei capire, perché penso: il punto di vista che avrò io sarà condiviso, avrò qualcuno con cui parlarne, perché lo so, io mi trovo bene a parlare di queste questioni, e parlandone tanto, facendo uscire tutto, senza preoccuparsi della sintesi, possono uscire fuori un sacco di concetti interessanti, anche se si parte da Bello Figo Gu.

Ma la critica qual è? Che cosa pensiamo di questi fenomeni? Nella maggiorparte dei casi ci ridiamo sopra e facciamo bene, ma quando ci lamentiamo? Cosa esce fuori? Insulti lapidari e magari anche razzisti. Maluccio come critica. Ma peggio c'è, c'è di peggio. C'è la critica del qualunquista.

"Mamma mia l'Italia quanto è caduta in basso....."

E basta. Questo tipo di reazione non avrà mai l'effetto che l'autore della frase ha in mente. Almeno non nei miei confronti, è inutile, è vuoto, è tutto ed è niente. Mi fa cagare. Non mi trova d'accordo. Non porta a niente. La sintesi se l'è mangiato. Il commento sul sito, l'SMS, il saluto, la telefonata veloce dell'operatore, il telegramma, l'augurio, l'in bocca al lupo, il voto a un film.

Ci sta mangiando.

Nessuno si aspetta dei trattati di sociologia su youtube, ma mi viene il dubbio che le gente cominci a capire e distinguere ciò che è bene da ciò che è male, ciò che è giusto da cosa è sbagliato, ma forse non sappia bene il perché.

Proprio per questo dilungarsi non è sempre sbagliato, proprio perché la sintesi non sempre è la soluzione. Perché io e te possiamo essere tutti e due atei e scoprire che non la pensiamo lo stesso in maniera uguale. Lo sanno tutti che il fondamentalismo è il male del mondo.

Quindi tu, se hai letto questa marea di cazzate, che in fondo è quello di cui amo parlare perché sono alla base dell'esistenza, se puoi, chiedimi e spiegami, per favore.
E se puoi dimmi che non sei d'accordo che son più felice. Ricordati sempre che non rileggo però!


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