
Perchè è così che facciamo
Era qualcosa di estremamente pesante, qualcosa che rischiava di soffocarmi. La cosa divertente è che una persona a 17 anni non ci pensa nemmeno; certo, mille avvertimenti, centinaia di migliaia di informazioni. Lo apprendi grazie ai tuoi genitori, alla televisione e a scuola. Solo che poi ti dimentichi e non ci pensi, credendo che questa cosa non ti riguarderà mai. Poi rimani fregato.
La parola con la C, quella che spaventa tutti. Quella che leggi sui pacchetti di sigarette. Leucemia. A 17 anni. Non potrò mai dimenticare quella mattina: la faccia costernata del medico, la voce strozzata di mia madre e lo sguardo perso nel vuoto di mio padre. Il tempo si ferma, e un istante diventa lungo una vita. I colori iniziano a sbiadire, fino a che il luogo che mi circonda diventa bianco e nero. Il cuore impazzisce e inizia a mancarmi il fiato.
Poi la mano di mio padre sulla mia spalla mi riporta alla realtà. Tutto riacquista colore e il tempo riprende il suo tranquillo scorrere. Sento parlare di terapia, di chemio e di radio. Cose quasi incomprensibili; introdurre del veleno per battere il veleno che mi possiede. Non lo so, voglio solo andare a casa e sdraiarmi sul letto.
I giorni passano rapidi, mentre in una casa solitamente dominata dal rumore causato dai rimproveri di mio padre e dalle improvvisazioni canore di mia madre che ama da morire Renato Zero, ora regna un silenzio tombale. Un atmosfera quasi sacra, che per un qualche strano motivo pare non possa essere interrotta; potrebbe essere peccato.
Devo farmi forza: ora come ora devo affrontare la più grande battaglia della mia vita e devo farlo da solo. Non so con che coraggio, ma devo lasciare Beatrice. Dio mio, la amo così tanto. No, non posso addossarle un simile peso. Ha 17 anni, è giovane e bellissima, perchè dovrebbe sprecare i suoi migliori anni piangendo e pregando per me? Non se lo merita.
Usciamo insieme e la porto al parco: una splendida giornata, anche se un po fredda. Il sole ce la mette tutta a scaldare, ma fallisce nel tentativo. Lei è splendida, anche più di quanto mi ricordassi. Le parlo e mi invento qualche bugia: le dico che non la amo più, che mi sono innamorato di un'altra e che trovo sia stupido continuare su questa strada. Il cuore sta morendo, lo sento. Lei piange e il mio cervello parte. Mi dice che non capisce, che non ha senso, ma io non sento ragioni. Non posso sentirle, mio Dio. Mi alzo e me ne vado, lasciandola li da sola. Non mi volto, e continuo a camminare mentre le lacrime inondano il mio viso. Non potevo davvero affidarle questo pesante fardello: la battaglia è mia e di nessun altro. L'unico sacrificio è la mia vita, nient'altro.
Passano 3 giorni: in realtà nemmeno mi rendo conto del tempo che passa. Tutto sembra aver perso il suo significato. Suona il campanello. Cazzo è lei. Oddio ma che ci fa qua? Sento che devo aprirle, anche se è sbagliato. Devo farlo, la voglio rivedere ancora. Apro e aspetto sul ciglio della porta. Entra. Il suo sguardo pare quello di uno che vuole ucciderti. Velocissima mi tira uno schiaffo; barcollo per un nanosecondo. Non capisco cosa stia succedendo.
"Ma che cazzo ti prende all'improvviso?" le urlo. Il suo sguardo cambia, e dai suoi occhi iniziano a scendere lacrime. Non capisco davvero più nulla.
"Pensavi davvero che non lo scoprissi, brutto iodita? Pensavi davvero che fossi così stupida? Perchè cazzo lo hai fatto?" mi dice con aria affranta. Pare davvero annichilita, e capisco anche il perchè. E so che anche lei ha capito il perchè delle mie azioni. Glielo leggo. "Se tu pensi che ti lascerò affrontare da solo questa cosa, hai capito proprio male! Puoi anche arrivare a odiarmi che poco mi frega, ma io non ti lascio. Questa non è la tua battaglia è la NOSTRA ! Ficcatelo in quella maledetta testaccia, brutto idiota. E ti giuro che andrà tutto bene, che quelle terapie funzioneranno e in breve tornerai a stare bene. E allora inizieremo un'altra vita, e se vorrai lasciarmi, fai pure. Ma fino ad allora io ti starò a fianco, che tu lo voglia o meno. Ti amo..."
La interrompo e la stringo forte tra le mie braccia, piangendo come un bambino. Le dico che mi dispiace e lei mi stringe ancora più forte. Restiamo per qualche minuto così, e per qualche minuto riscopro la vita.
Ora, sono 3 anni che mi batto come un leone contro questa maledetta cosa. 3 fottuti anni e cazzo, ho anche più grinta che all'inizio. Voglio vedere mia madre invecchiare e un giorno, ripagarla per tutti i sacrifici fatti; voglio vedere quello stronzo di mio padre arrivare a 80 anni e, nel caso dovesse stare male e avere bisogno di cure, ripetergli costantemente "Vecchio non ti preoccupare, che ci penso io a te". Voglio arrivare a coronare i miei sogni, prima di diventare un mucchietto di polvere. E quando penso di mollare, mi basta vedere il suo volto per riacquistare la forza. Non posso morire, neanche se lo volessi e mi sta benissimo.Questa malattia ha i minuti contati. La si prende per la gola e la si strozza fino a soffocarla. Perchè è così che facciamo!!!