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Aggiungetemi!
“Avvenne una sparatoria disordinata – scriverà il capo della Provincia Piero Parini – I disgraziati si erano intanto un po’ sbandati in un estremo tentativo di fuga e quindi furono colpiti in tutte le parti del corpo.” Eraldo Soncini pur ferito, riesce a scappare e a rifugiarsi nello stabile di via Palestrina 9, dove è raggiunto e ucciso dai militi repubblichini.

L’ufficiale nazista che controlla l’esecuzione dell’ordine, ligio alle disposizioni di Saevecke, dispone che i corpi martoriati restino esposti per l’intera giornata.

I cadaveri, dopo un energico intervento del cardinale Schuster, verranno rimossi soltanto nel pomeriggio.
Con queste fucilazioni si pensava che quella strategia del terrore esercitata su innocenti, sulla popolazione civile, potesse isolare i combattenti della Resistenza. L’eccidio di piazzale Loreto ottenne invece l’effetto opposto.

L’ordine di fucilazione di Saevecke, condannato all’ergastolo per quell’efferato crimine, dal Tribunale militare di Torino il 9 giugno 1999, viene eseguito dal plotone della Muti che lo attua alle 5,45 del mattino del 10 agosto 1944 e lo conclude alle 6,10. Alle 5,45 in piazzale Loreto c’è già un ufficiale tedesco scortato da quattro soldati. L’ufficiale fa mettere gli ostaggi contro una palizzata e, disposti i militi della Muti a semicerchio, ordina immediatamente il fuoco.
Una scalata del terrore dunque. In quei giorni “La Fabbrica” – giornale clandestino del Partito Comunista Italiano – chiamava i milanesi a prepararsi all’insurrezione. Erano giorni nei quali sembrava che la guerra volgesse al termine; tutti i fronti erano in movimento, avanzava dall’est l’esercito sovietico, avanzavano in Francia le armate angloamericane. Pareva dunque che la guerra si avviasse a conclusione e i nazisti una cosa temevano soprattutto: che nell’Italia occupata l’avanzata degli alleati si accompagnasse con l’insurrezione del popolo. Avevano davanti l’esperienza di Firenze, dove l’insurrezione aveva reso pesante e difficile la ritirata dell’esercito tedesco. I tedeschi vogliono avere le spalle coperte ed impedire che si sviluppi un moto insurrezionale che possa compromettere la ritirata dell’esercito incalzato dagli alleati.
Quell’eccidio avviene qualche giorno dopo un misterioso attentato a un camion tedesco parcheggiato in viale Abruzzi 77. L’attentato, nel quale non rimane ucciso nessun soldato tedesco, non rientra, per l’imperizia dimostrata, nel modus operandi della 3° GAP guidata da Giovanni Pesce. Non può essere, dunque, ricondotto alla comunque esecrabile categoria della rappresaglia. L’eccidio di piazzale Loreto rientra piuttosto in una logica e in un disegno efferato. La strage arriva a conclusione di un mese nel quale le esecuzioni per mano dei repubblichini si sono succedute l’una dopo l’altra; il 15 luglio 1944 vengono fucilati tre ferrovieri a Greco, il 31 luglio 1944 è la volta di cinque partigiani al Forlanini, il 21 luglio 1944 cinque patrioti sono uccisi a Robecco e 58 abitanti vengono deportati, nove dei quali non faranno ritorno dalla Germania. Il 28 agosto 1944 a Milano, in via Tibaldi i mutini fucilano altri quattro partigiani.
oggi nel 1944:
Milano, 10 Agosto 1944....
L'eccidio di Piazzale Loreto

Il 10 agosto 1944 un plotone della legione Muti, comandato dal capitano Pasquale Cardella, fucila quindici partigiani scelti tra i detenuti nel reparto tedesco del carcere milanese di San Vittore. Sono: Antonio Bravin, Giulio Casiraghi, Renzo Del Riccio, Andrea Esposito, Domenico Fiorani, Umberto Fogagnolo, Giovanni Galimberti, Vittorio Gasparini, Emidio Mastrodomenico, Angelo Poletti, Salvatore Principato, Andrea Ragni, Eraldo Soncini, Libero Temolo, Vitale Vertemati. L’ordine è impartito dal comandante della sicurezza tedesca, il capitano della Gestapo Theodor Saevecke e girato, per la parte operativa, al colonnello Pollini della Guardia nazionale Repubblicana.

Al momento di portare i quindici sul luogo della fucilazione, alle 4,30 del mattino, furono loro distribuite delle tute da operai per far credere che li avrebbero trasferiti a lavorare per la Todt. Sul libro matricola del carcere c’è infatti l’annotazione “Partiti per Bergamo”.

All’epoca piazzale Loreto era il punto di convergenza del pendolarismo milanese verso le fabbriche della Brianza e di quello della provincia verso Milano; quindi i nazisti lo scelsero perché volevano trasmettere un duro monito alla popolazione e alla Resistenza: il maggior numero possibile di persone doveva vedere e sapere. Quella di piazzale Loreto fu una strage compiuta con scelte cinicamente studiate: per il luogo: negli orari di punta dei giorni lavorativi, il transito dei pendolari raggiungeva diverse decine di migliaia di lavoratori; per l’orario: inizio della giornata lavorativa e infine per le vittime che non furono scelte a caso. Tra i quindici è rappresentato l’intero arco delle forze che partecipò alla Resistenza: azionisti, socialisti, comunisti, cattolici.

Libero Temolo della Pirelli, Umberto Fogagnolo e Giulio Casiraghi della Ercole Marelli, Angelo Poletti della Isotta Fraschini sono gli organizzatori degli scioperi del marzo 1943 e del 1944. Vittorio Gasparini, attivista cattolico prima nelle organizzazioni giovanili e poi nella Fuci, collabora con i servizi segreti del comando della V Armata americana, gestendo in piazza Fiume (ora piazza della Repubblica), un centro radio clandestino. Domenico Fiorani raccoglie direttamente da Enrico Falck i finanziamenti che porta ai raggruppamenti partigiani dislocati in montagna. Eraldo Soncini collabora con il colonnello Carlo Croce nell’ottobre 1943 sul San Martino sopra Varese, per organizzare il primo atto di resistenza armata al nazifascismo. Salvatore Principato contrasta il fascismo sin dalle origini, lavorando prima con Turati e Anna Kuliscioff, poi con i fratelli Rosselli.

I quindici martiri di piazzale Loreto sono l’anima di una Milano che opponendosi al fascismo spera nella libertà e nella democrazia.

Quell’eccidio avviene qualche giorno dopo un misterioso attentato a un camion tedesco parcheggiato in viale Abruzzi 77. L’attentato, nel quale non rimane ucciso nessun soldat
andiamo sul difficile. Il sogno dei Zezi (Film Discaunt)
Oggi nel '56 ci fu la tragedia di Marcinelle, sarà che son nato a Carbonia, sarà che mio nonno era un minatore...https://www.debaser.it/main/playlist_item.aspx?IdPlaylist=131316
«Sono un imprenditore e ad agosto dovrò andare in viaggio per un mese con la mia famiglia. Vorrei
sapere se posso portare 15mila euro in valigia, per poter pagare l’albergo e i costi di noleggio della
barca a vela. Vorrei anche comprare un orologio di lusso, da regalare a mia moglie. Prima della
partenza posso prelevare dal conto corrente in unico momento tutti i contanti che mi servono, oppure
è meglio frazionare i prelevamenti? In più, se durante il viaggio facessi tappa anche all’estero, come
dovrei comportarmi?
F. G. – Roma»

Pubblicato ieri sul «Quotidiano del Fisco» de Il Sole 24 Ore
Pillole della NOSTRA storia (12). Al bando ogni tipo di vittimismo, anche per questa volta niente goliardia: per ricordare questo giorno in cui Carlo Giuliani è stato ammazzato non si deve dimenticare che la dicitura "ragazzo", è stata ed è una clamorosa mistificazione. Non so che pensava Carlo di preciso e poco mi interessa, ma SO che non era solo un ragazzo. So che con la sua morte, i soprusi e le torture, al G8 di Genova sono state tarpate, come al solito, le ali a un movimento che, pur con tutte le sue contraddizioni, stava crescendo e stava davvero facendo paura a qualcuno. Su come si sono poi riciclati molti protagonisti di quegli anni non voglio nemmeno parlare. Carlo ha lottato ed è stato ammazzato: questo è ciò che (ci) deve interessare. C'è poco da gridare agli infiltrati, ai black bloc, ai violenti in contrapposizione al corteo dei pacifici, di cui Carlo faceva parte, come dicono sempre tutti quelli che vogliono giustificare il suo gesto di rivolta (addirittura attraverso documentari, come se ci fosse bisogno di giustificarlo). Da quel giorno non c'è più stato limite al peggio della vigliaccheria, dell'infamia e del pompieraggio spinto nella lotta. Oggi, invece di raccogliere il suo estintore, si piange solamente la sua morte, la morte di "un ragazzo": una parola che non rappresenta niente di ciò che col suo gesto ha rappresentato in quei giorni. Non ero lui e non so cosa penserebbe ora rispetto ai fatti accaduti se fosse vivo, ma, pur sapendo che la rivoluzione non si fa con un estintore, credo che gli dobbiamo riconoscere qualcosa di più. Carlo era un nostro compagno perché da tale ha vissuto i suoi ultimi istanti. Non tutti i ragazzi hanno portato avanti una lotta come lui fino alle sue estreme conseguenze e in questi giorni di fallace, relativa, pace sociale in cui siamo invischiati ciò appare più che mai evidente.
Pillole della NOSTRA storia (11). 19 Luglio 1979: I SANDINISTI ABBATTONO LA DITTATURA! Audio Rai.TV - Wikiradio - La rivoluzione sandinista - Wikiradio del 19/07/2016
Gioia e rivoluzione - Area
Il mio mitra è un contrabbasso...................
Salutiamo il nuovo fedele compagno che si è aggiunto alla nostra comunista congrega: Dislocation! Tra le altre cose bel nick che potrebbe essere una versione di Svalutation di Celentano in chiave attuale sulla delocalizzazione delle fabbriche. Adriano Celentano - Svalutation - Official (Testo in descrizione/Lyrics in the info box)
Pillole della NOSTRA storia (9). "Da ognuno secondo le proprie capacità, a ognuno secondo i propri bisogni" Auguri Karl! erode orgoglio proletario
Pillole della NOSTRA storia (8). "Su 4384 attentati o atti di violenza politica avvenuti tra il 1969 e il 1975, l'83% è di impronta neofascista." In tutto questo quel viscido di Sala va a deporre una corona di fiori per Ramelli (ammazzato il 29 aprile del '75), come segno di un "volemose bene" all'italiana del tutto impossibile, se si considera che nel 1952 per COLLABORAZIONE CON IL FASCISMO rimanevano in carcere solo 266 condannati. Gli altri fasci inquisiti e condannati in precedenza?! Su 43.000 persone inquisite 23.000 amnistiati in fase istruttoria, mentre altre 14.000 liberati con formule diverse. Condanne in via definitiva? 5928, dei quali 5328 amnistiati o liberi per indulto o grazia. Tear Me Down Feccia Nazista
Dal centro-italia al nord qualsiasi città un minimo industrializzata credo abbia avuto le sue guardie rosse con il proprio particolare nome. Pure da me, sebbene se ne sappia poco, ci furono. Con la loro repressione si instaurò il regime fascista di cui ci liberammo solo più di 20 anni dopo. Le motivazioni e le rivendicazioni principali che stavano dietro al 25 aprile del '45 erano le medesime del Biennio Rosso. E per le stesse bisogna oggi ricordare questa data, importante non solo per il nostro paese. Da ormai un secolo fa: La Guardia Rossa
Di che si tratta

Dal ciclostile a infernèt senza mai tradire la lotta di classe! CLASS PRIDE DEB WIDE!