Sentirsi vuoti.

Sarà capitato a tutti, penso, di perdere di vista ogni cosa. Come se qualcuno avesse schiacciato un invisibile tasto reset. In fondo cosa è davvero importante al mondo? E perchè siete qui? vi siete già posti la domanda. Ogni essere umano se l'è posta giacchè cammina sulla terra, in qualsiasi tempo, in qualsiasi nazione. Di risposte ne sono state formulate ovviamente a miliardi. Se si vuol dar credito alla tesi dell'ideologia "debolissima" potremmo persino dire che ogni testa abbia una risposta valida, e per quanto mi riguarda la penso proprio così. Tutte e nessuna. La stessa domanda deve essersela posta di sicuro anche Yukimura-san ammirando lo spazio. Quella fredda, buia e morta distesa di nulla. Ora non ricordo esattamente quale siano le sue parole sulle note di copertina e un pò me ne dispiaccio. Eppure la risposta che Yukimura da a queste domande, nell'opera, è talmente comprensibile e limpida anche dopo una sola lettura, che potrebbe essere considerato anche sin troppo banale: ma quale risposta non lo sarebbe, giacchè ognuno vede la vita in modo diverso? Ma andiamo con ordine.

"Planetes", meglio chiarirlo bene per far andare in pace qualche malcapitato lettore, è un manga diviso in 4 volumi, per l'esattezza un Seinen. Lungi da me lo spiegarvi le classificazioni dei manga (e in fondo chi parte prevenuto, certamente non leggerà oltre) mi limito semplicemente a dire che per Seinen si intende generalmente un'opera apprezzabile anche da un pubblico adulto, spesso caratterizzata da una considerevole attenzione alla psiche dei protagonisti. In realtà quanto ci sia di veramente adulto in tale opera non saprei, dal momento che è stata partorita in un mondo, quello giapponese, talmente diverso dal nostro che possibilmente contempla diverse accezioni di "adulto". E ovviamente non mi interessa. Eppure ha stranizzato anche me che da una premessa narrativa di così grave peso filosofico, quale è lo smarrimento esistenziale del protagonista principale, Hachimaki Hoshino, l'autore pervenga ad un finale così dannatamente...beh, giudicherete voi. Ma andiamo alla trama: l'incipit del racconto ci mostra la vita e il lavoro di un gruppo di netturbini spaziali, i quali svolgono il (poco remunerato, anche nello spazio) compito di ripulire l'orbita terrestre raccogliendo i cosiddetti "space debris", detriti spaziali. Nel suo svolgersi il plot si focalizzerà meglio sui diversi personaggi sviluppando diverse sotto-trame per quanto l'esiguo numero di volumi potrà permettere.

Non sembra essere molto eccitante, vero? eppure è la verità, Planetes non ha un vera e propria trama, e il suo maggior difetto sta proprio nel voler raccontare e affrontare temi dei più svariati, entro 4 "miseri" volumi (in realtà son volumoni, in particolare l'ultimo). Alla fine il tutto da l'impressione di essere stato compresso in maniera talvolta maldestra o posticcia, e ciò dispiace, perchè per il resto (non starei qui a parlarne altrimenti) Makoto Yukimura rasenta la perfezione, sia formale che contenutistica. Planetes ti entra dentro perchè, al di là delle incertezze narrative, ha un grande messaggio da veicolare, e lo fa con una tale minuzia per i particolari che è difficile non restare sbalorditi. Non è un caso se potete trovare in giro per il web diverse fonti che paragonano quest'opera a "2001 Odissea nello spazio" di Kubrick, tanto è il rigore scientifico e visuale, tanta è la passione che traspare da ogni scorcio, da ogni nave, tuta, aggeggio spaziale.

Ma è soprattutto il suo contenuto profondo, al di là di come si presenta la mera narrazione, ad essere spiazzante. Di fronte ad uno spazio così immenso, così vuoto, con il quale tutti i personaggi devono fare i conti, i protagonisti si scoprono essere così piccoli e insignificanti ma allo stesso tempo così umani che è quasi impossibile non provare un senso di identificazione con qualcuno di essi, o di trasporto per qualche particolare sotto-trama. L'immenso vuoto, quasi palpabile nelle scure pagine di carta, non risparmia nessuno, non lascia indifferente alcun personaggio sia esso un protagonista o un comprimario, poichè in esso, come verrà mostrato più volte, ci si può facilmente perdere, ed è questo il motivo per cui ogni singolo "attore" si doterà di una propria personalissima motivazione ad agire, di propri valori personali a cui non verrà mai meno e sarà coerente sino a che non sarà colto da quella che Joyce chiamerebbe "epifania", un motivo ricorrente in praticamente tutte le storie. Lo spazio che visiteremo (per stessa ammissione dell'autore) non sarà quindi solo esterno, ma soprattutto "interno", quello proprio di ogni personaggio, ognuno dei quali è tratteggiato in maniera del tutto peculiare, e il dispiegamento delle diverse "avventure" si baserà quasi sempre sulla dicotomia uomo-spazio, sulla necessità dell'uomo di riflettere su stesso, spronato da quell'immensità che tutto avvolge. Vengono prese in esame quindi le situazioni più disparate: eco-terrorismo spaziale, anomia,  esaltazione, crisi esistenziali, nostalgia, disillusione sul mondo, su Dio e sull'uomo, persino l'amore è stato inquadrato in quest'ottica grazie alla figura di Ai Tanabe, altra protagonista. E siccome ho scritto anche fin troppo vi lascio proprio con le parole di Ai ("amore", in giapponese) che sarà poi proprio la colpevole di quel finale così dannatamente...lascio decidere a voi, che avrete avuto probabilmente una vita sentimentale migliore della mia. Ma alla fine immagino che avrà anche lei le sue ragioni per dire:

"Lo spazio è troppo immenso per un uomo solo".

 

PS: è stato realizzato un anime di Planetes che è miracolosamente bello tanto quanto l'opera da cui è tratto, se non persino di più (essendo più esteso e non soffrendo quindi di "compressione"). Consiglio quindi a tutti di guardarlo, lo spazio perde un pò di fascino ma la narrazione si fa più decisa. Recensisco comunque il manga perchè ho letto prima quello. Più volte. E mi ha lasciato qualcosa dentro che per 17 euro valeva la pena di avere.

PPS: Makoto Yukimura è attualmente all'opera con un'opera pseudo-storica sui vichinghi. Just per completismo. Io ho comprato anche quella, è uscita questo mese (per i posteri, 2/2010)

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