Questo disco mi offre la possibilità di esulare, brevemente, dal contesto meramente musicale. Quando penso a ''This Is My Truth Tell Me Yours'' penso a Picasso, e al cosiddetto ''periodo blu''.

Blu è il colore della copertina del disco, blu quello delle opere di Picasso; ''blu'' lo stato d'animo della band, ''blu'' quello del pittore. E, ironia della sorte, a connotare cotanto stato d'animo vi è lo stesso motivo: la scomparsa di un amico.

L'amico di Picasso, Carlos Casagemas si era suicidato; L'amico dei Manics, Richey Edwards, forse... Si dice che si sia buttato giù dal Severn Bridge, ma il suo corpo non è mai stato ritrovato... Motivo in più per alimentare il senso di vuoto e di angoscia che ha afflitto (e affligge) la band e i fans. Per carità, non che i Manics abbiano mai avuto un ''periodo rosa'', ma prima non erano così tristi! Prima facevano ROCK, erano ribelli, erano folli, per certi versi erano cool. Quel geniaccio di James Dean Bradfield suonava come Slash e cantava con la rabbia di Joe Strummer; ora i suoi assoli sono dimezzati e le sue urla sono più malinconiche che arrabbiate; ora è il 1998 e i Manics sono rimasti in tre. Nel pluripremiato ''Everything Must Go'' che faceva da ''trait d'union'' tra il periodo ''angry'' (The Holy Bible su tutti) e quello ''blu'' (culminato con LifeBlood, tuttavia in modo diverso), la presenza di Richey era ancora viva, come dimostrano gli ultimi suoi testi che figurano nell'album. Qui, invece, la composizione è tutta farina del sacco della premiata ditta Bradfield-Wire-Moore. Ne deriva un album ''invernale'': malinconico, riflessivo, sommesso.

Il disco si apre con ''The Everlasting'' l'intro di batteria, quasi un ticchettìo d'orologio, sembra in perfetta sintonia con il tema della canzone: l'incedere inesorabile del tempo. È una ballata stupenda, nella quale la voce di James è impreziosita dagli archi e completata da un memorabile assolo di chitarra. Segue ''If You Tolerate This Your Children Will Be Next'', vera hit single dell'album, e forse dell'intera carriera della band. All'epoca fu un piccolo tormentone e, complice un video efficace, riscosse discreti consensi anche da parte di MTV Italia. La canzone trae ispirazione dalla guerra civile spagnola, ma il significato è facilmente intuibile dal titolo stesso. Meriterebbe un 10 soltanto per i cori che concludono il pezzo.
Mai come in quest'album i Manics hanno azzeccato la scelta dei singoli
anche se, fatta eccezione per ''If You tolerate this'', dal punto di vista commerciale hanno deluso le aspettative. Lo confermano ''You Stole The Sun From My Heart'' e ''Tsunami'', due canzoni molto orecchiabili entrambe caratterizzate da ritornelli mestamente grintosi. Affascinante il tema di quest'ultima: lo Tsunami rappresenta forse l'onda che ha sconvolto gli equilibri della band, a causa della scomparsa di Richey; tuttavia, Nicky Wire (bassista) ha adesso la possibilità di rivendicare la propria identità di autore dei testi della band. Onda distruttrice o onda purificatrice? Il pathos resta ad alti livelli anche in ''Ready For Drowning'', canzone decisamente all'altezza dei singoli, mentre ''My Little Empire'', in cui gli arpeggi di chitarra di James prendono il sopravvento sulla sua voce (è la canzone vocalmente più sommessa dell'album), e il lento incedere di ''I'm Not Working'' contribuiscono a smorzare un pò i toni.

Con ''You're Tender And You're Tired'' i Nostri tornano ai livelli di ''The Everlasting'': un'altra pregevole ballata, più ritmata ma più triste, accompagnata dal riverbero, forse voluto, del pianoforte e dalla superba voce di James (come sono lontani i tempi di "Motown Junk, You Love Us, Faster..."). In ''Born A Girl'' un organetto e le note delicate della chitarra raccontano il desiderio represso di un uomo che avrebbe preferito nascere donna, quasi sottoforma di ninna nanna. ''Black Dog On My Shoulder'' (titolo ispirato ad una frase di Winston Churchill in riferimento alla depressione) è quello che proprio non ti aspetteresti dai Manic Street Preachers, come se i Sex Pistols si mettessero a suonare un pezzo di Richard Hawley; ''Be Natural'' e ''S.Y.M.M.'' (invettiva, quest'ultima, contro la polizia in riferimento alla tragedia dello stadio di Hillsborough) hanno una struttura un pò più complessa, e necessitano di più ascolti per essere apprezzate. Particolarmente prolissa con i suoi 6 minuti è ''S.Y.M.M.'', tuttavia è nobilitata da un assolo di chitarra vagamente ''Gilmouriano''.
L'ultima perla dell'album (penultima nella tracklist) è ''Nobody Loved You'', il pezzo più energico dell'album, in cui sembra che i Nostri abbiano cercato di reprimere o, almeno, controllare la rabbia per tutto il disco, per poi farla esplodere in questa canzone, in cui le urla di James e la distorsione della chitarra suonano quasi liberatorie, a dispetto della tristezza di cui è intriso il testo. Nel 1998 non ero nè carne, nè pesce. Questo album ha contribuito a sviluppare una mia identità musicale che, in quel periodo, ricercavo quasi affannosamente. Mi permetto di consigliarlo a tutti quelli che non storcono il naso di fronte alle evoluzioni stilistiche dei gruppi, e a chi nella musica non cerca risposte, ma spunti di riflessione.

Purtroppo in Italia i Manics non godono della giusta considerazione, eppure in Gran Bretagna sono dei veri e propri idoli. Poi penso che in Italia hanno successo i Blue, e loro vengono dalla Gran Bretagna... penso a chi si strappa i capelli per loro, e penso ai Manics che, proprio con quella canzone che ce li aveva fatti conoscere anche in Italia, cantavano ''Gravity keeps my head down or is it maybe shame at being so young and being so vain'', così ho smesso di cercare risposte (almeno nella musica)...

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