Dopo quattro sabati sera spesi a vederlo suonare gli stessi pezzi (scusate, ancora, queSta oSSeSSiva allitterazione) ho deciso che mi piace. Che è una di quelle grandi persone che si hanno sotto casa, che puoi vedere quando vuoi, disponibili, aperte ma soprattutto, comunicative.
Marco Zurzolo (Sax alto), "fratello d'arte" (Rino Zurzolo è un noto Contrabbassista, Francesca Zurzolo canta nell'Ensemble Vocale di Napoli) suona da tanto, ha suonato con Pino Daniele, Zucchero, Chet Baker, più recentemente con Solomon Burkes, ha aperto l'ultimo tour inglese di Van Morrison... Ma quest'album è un po' diverso, tanto a livello stilistico (testimone ne è la formazione diversa rispetto ai dischi precedenti) quanto per successo e riconoscimenti della stampa addetta.
Registrata nel Settembre 2004, la musica di "7 e mezzo" ha un impatto molto forte, suoni pieni e melodie sinuose; ora vivaci, ora più liriche, o "romantiche", come gli piace definirle. Un ensemble composito (oltre a vari fiati anche un violoncello e persino un oud, un liuto arabo) si integra alla perfezione, giocando ora su incastri ritmici, ora su sovrapposizioni di terze, ora su entrambe le cose, per creare vere e proprie perle come l'introduttiva "Torno a Sud" (le primissime note sono suonate dall'oud di Erasmo Petringa) o il cadenzato 3/4 di "E Duje Piscature", con un due affascinanti motivi intrecciati alternati a stacchi quasi bruschi o ancora "Napoletana a Coppe" (nome della combinazione di asso, due e tre di coppe), quella che preferisco: ritmo e melodia prima un po' disorientanti e ipnotici, poi più lineari, poi di nuovo come prima...
Le linee melodiche di Zurzolo e soci ti catturano, ti si agitano davanti per essere inseguite e capite, ma non si lasciano mai prevedere, sempre imprevedibili ma, quello che più conta, di una bellezza nobile (lontana dal sobrio anche nella ballad "Sofia"), di un garbato vigore... che diventa anche un po' più sgarbato in verità, in pezzi come "Cinque e un po'", o "E Sto Bbene" (espressione per indicare che non si vogliono più altre carte), la title-track in cui il groviglio di fiati ha un che di orgiastico, di vitalità guizzante, inafferrabile.
La metafora del gioco ha un significato preciso per Zurzolo, è la metafora di una vita frenetica in cui quelli che sono comunemente intesi come obbiettivi condivisi polarizzano la propria esistenza, funzionando come paraocchi: non facendoti apprezzare il viaggio, ma diritto al 7 e mezzo, con l'ansia di sbagliare ma con in mente solo quello. Nel rifiuto di tutto ciò sta la napoletanità calorosa e godereccia di Marco, che tira dentro quest'incisione anche la moglie (Gabriella Grossi - sua ex allieva) al sax baritono e la pargoletta, che si esibisce in un vocalizzo-vagito in "Sofia" (che è in realtà una ninna nanna, ultima risorsa di Zurzolo in veste di "padre inesperto").
Vucumprà?
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