Attivo sin dal 1935 come regista, il viareggino di ferro Mario Monicelli (classe 1915) è certamente il maggiore tra i registi della commedia italiana, ovverosia quel filone cinematografico che a seguito delle folgorazioni cinematografiche di Totò si inserisce nell'attualità o nella storia del nostro paese, descrivendola e mettendola alla gogna con un sorriso.

Dopo diverse coregie con Steno (Stefano Vanzina), vedi "Guardie e ladri", "Totò e le donne"; dopo aver realizzato nel '55 il fondamentale "Un eroe dei nostri tempi", con uno dei migliori Sordi di ogni tempo, nel 1958 il regista realizza il suo film piu' noto, probabilmente, il suo capolavoro. Contro tutto e tutti.

Eh già: questo remake satirico di "Rififi" di Jules Dassin era un film su cui nessuno avrebbe scommesso granchè. Gasmann era noto per i ruoli di cappa e spada o di cattivo (su tutti "Riso amaro"), Mastroianni non aveva ancora raggiunto il carisma che di lì a poco lo avrebbe investito, Salvatori era un semisconosciuto. Oltretutto apparivano come coprotagonisti uno sguattero sardo (Tiberio Murgia) e un'oscuro figurante partenopeo (Carlo Pisacane).

Il produttore, Franco Cristaldi, non volendo rischiare un tonfo integrale ai botteghii, impose a Monicelli la presenza di Totò seppure per una breve apparizione, leggendaria. In quel modo il botteghino era salvo, essendo all'epoca il principe di Bisanzio garanzia di ogni produzione incerta. Totò… e una ragazzina appena 17enne ma già bellissima, futura moglie di Cristaldi: Claudia  Cardinale, che venne scelta solo in base ad un book fotografico, senza provini. La trama dei "Soliti ignoti" è troppo famosa per essere raccontata di nuovo qui; chi non ha visto questa perla del cinema tout court rimedi all'istante, senza perdere tempo.

La caratteristica che spicca maggiormente in questo lavoro è quella di essere un film corale, come tutti gli altri film di Monicelli, da "La grande guerra" al dimenticato ma da recuperare"I compagni", "L'armata Brancaleone", "Amici miei" etc. etc. : benchè con Solisti d'eccezione (Gassmann in particolare), "I Soliti Ignoti" è un affresco di figurine che formicolano nelle maglie della trama, descritte ora con bonomia, ora con tenerezza , ora con vetriolo e dai caratteri ben marcati. Gasmann è Beppe, pugile di mezza tacca ma di bella presenza (all'attore furono abbassate le sopracciglia, allargate le orecchie e schiacciato il naso per sembrare un vero pugile)-Mastroianni è avvolto da un cappotto stile russia ottocentesca-Murgia, che nel film è doppiato con accento siciliano, è austero nel completo da lutto (Monicelli lo scelse per la sua alterigia), Pisacane viene trasformato nell'allegro maistatogiovane, avvezzo ai morsi della sempiterna fame e conciato da fantino (da cui il soprannome di Capannelle).

L'inettitudine emersa nel compiere la famosa rapina nell'appartamento di Via delle Madonne da un lato fa amare questi affamati topi d'appartamento, dall'altro deride la presunta "scientificità" del colpo, da parte di Gassmann soprattutto. In questa maniera Monicelli ironizza sul successo delle pellicole noir, specie d'oltralpe e sottolinea l'arretratezza di un paese non ancora immerso nel sogno del Boom. L'Italia dei Soliti Ignoti è ancora segnata dal dopoguerra, benchè siano passati ben 13 anni dalla fine del conflitto; la gente cerca il modo di mettere insieme il pranzo con la cena. Contro tutto e tutti il film fu un trionfo di critica e pubblico; oltre alle caratteristiche sopra descritte, contribuirono al successo artistico e di incassi la splendida fotografia in bianco e nero di Gianni Di Venanzo e le musiche jazz di Piero Umiliani, perfette per un vero noir. Questi due elementi tecnici fanno de "I Soliti Ignoti" una pellicola strana e solitaria anche all'interno della nostra commedia, proprio perchè competenti e fedeli ricalchi del cinema di suspence "serio".

I tentativi di emulazione di questo gioiello furono infiniti: oltre a due seguiti ("Audace colpo dei soliti ignoti" di Nanny loy e il brutto, geriatrico "I soliti ignoti vent'anni dopo") il successo del film di Monicelli venne inseguito da tantissimi altri registi italiani. All'estero le cose andranno altrettanto bene, con un remake americano con George Segal ("Crackers"), una riduzione in musical in Francia, un altro remake in tempi recenti con George Clooney, "Welcome to Collingwood", penoso.

Ancora oggi questo film è un titolo proverbiale dei nostri annali del cinema: l'humor scoppiettante eppure elegante e dilatato, le battute indimenticabili, il tenero sentore di miseria e nobiltà continuano a fare de "I soliti ignoti" un capolavoro indimenticabile che si perpetua di generazione in generazione.

"COL SISTEMA DEL BUCO RUBANO PASTA E CECI"

Giovanni Natoli (Happypippo); niente asterischi per i films

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