Chi è stato bambino o almeno adolescente nei primi anni 90 ha impresse nelle memoria quelle poche note di basso inquietanti che aprono ad un tappeto di sintetizzatori, un commento sonoro ad una serie di immagini simboliche che si succedono rigorosamente in ordine al loro significato preciso. "Chi ha ucciso Laura Palmer?", ripetuto come un mantra dal popolo della televisione che improvvisamente era divenuto una cavia per verificare se il cinema potesse entrare nelle case di tutti attraverso la televisione ma non utilizzandone il suo linguaggio. L'affermazione critica è da sempre: "la televisione ha una storia divisa in due: prima e dopo Twin Peaks". In parte è così, anche se "Ai Confini della Realtà" negli anni '60 aveva introdotto un modo di concepire una serie televisiva innovativo, l'elemento del paranormale come cardine su cui indagare l'uomo e lo spazio intorno a lui. Frost e Lynch riprendono verso la fine degli anni '80 l'idea di base di quella serie televisa e la trasportano in un universo da soap opera con atmosfere da noir anni '40. "Twin Peaks" è una serie televisiva innovativa perché per la prima volta introduce un numero di piani di lettura differenti in vicende sostanzialmente comuni come amori, tradimenti e segreti tipiche degli scenaggiati televisivi di consumo di quel periodo. Cambia però il linguaggio con cui il tutto viene raccontato, l'elemento del sinistro mistero che segna l'indagine dell'agente Cooper nella cittadina "in cui il mondo non è ancora arrivato" è lo sfondo persistente a cui anche la casalinga meno esigente deve abituarsi e fare i conti. Il paranormale, il male che si annida nel bosco, rende la visione di "Twin Peaks" permeata da un senso di claustrofobia emozionale, è così tutto in contrasto tra luce e oscurità che anche l'amore non è un bene assoluto. Se la prima serie di nove espisodi è un capolavoro di suspence e ritmo la seconda perde un po' di slancio, ci si deve confrontare per la prima volta con la coralità delle storie che necessariamente devono progredire in un cast di personaggi molto ampio e molto ben studiato da Lynch, questo toglie un po'di potenza alla narrazione che viene però abilmente riportata su ottimi livelli sul finale, finale spiazzante da 25 anni. Il 2017 ne vedrà il ritorno con la terza e conclusiva stagione, Lynch e Frost sfruttano la famosa battuta pronunciata dall'anima di Laura Palmer nella red room "ci rivedremo tra 25 anni". Potenzialmente è l'evento televisivo di questo inizio di millennio.

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