Rainfields: Flights to Darkness.
“Listen to them — Children of the Night."


(Radio Static) 1-0-1 Bravo Lima. Come in, over. - - BRAVO LIMA.
Richard Dees odia il suo lavoro, odia la stragrande maggioranza della gente che rende i tabloid riviste d'interesse e di consumo. Reporter temprato, cinico, misantropo, freddo, scorretto, impostore, è senza scrupoli e non millanta di averne. Privo di qualsiasi forma di umana pietas, deturpa a calci e col sangue pietre tombali per pose più fotogeniche e seducenti. Dees è un giornalista, un fotografo, un pilota sociopatico d'aereo. Lavora per Inside View. È già comparso ne La Zona Morta, scatta foto ripugnanti di vittime di omicidi, di incidenti stradali, di torture, di bambini cotti al forno, di vittime dilacerate nei corpi e dissanguate dell'anima. Di mestiere istiga gli istinti più bassi di redneck e di ciccione da supermarket affamate di morgue, di laboratori gelidi e di graveyards, e non ha rispetto per chi legge i suoi articoli. Inside View è un microscopio culturale sulla violenza, sul paranormale, sugli inferni domestici e privati, un microscopio focalizzato sull'inconscio collettivo della popolazione statunitense con lo scopo di identificare e definire l'archetipo culturale della mente americana. Inside View è pura merda.
The Psychic Dogs of the Stars, a killer headline.

Dees è conscio di trattare materiale marcescente che mette in discussione la sanità mentale di chi lo tratta. Dà prova di intuire i sentori dell'abisso di Nietzsche per cui se guardi troppo a lungo dentro l'abisso, l'abisso inizierà a guardare dentro di te.
Non c'è nessuna filosofia del cazzo, Inside View è una rappresentazione della follia, è un diario di alienati, di malati pericolosi... maestre d'asilo che danno fuoco ad allievi perché pensano che stiano pianificando la loro esecuzione, sette sataniche di motociclisti che massacrano autostoppisti per divertimento... e qui viene il bello: quando parli con questi pazzi tutto il giorno, ogni santo giorno, le loro storie ti prendono, ti entrano dentro come un cancro schifoso e dopo un po' credi che questa merda abbia un senso.

Nichilismo puro, nichilismo nero. Mai credere a quello che scrivi, e mai scrivere quello in cui credi e Se cerchi un amico, comprati un cane. Per Dees Dio non è morto, non è mai nato. 7-0 Delta Romeo.

C'è un uomo, un uomo che si crede più di un uomo, un mostro umano che crede di essere un vampiro e che si fa chiamare Dwight Renfield. Si dà il caso che Dwight Frye fosse il nome di un attore che interpretò Renfield, l'agente immobiliare entomofago nel Dracula del 1931 di Tod Browning. Ma Dwight Renfield è una figura molto singolare di vampiro. Tutto appare differente. Il suo profilo si manifesta lontano da quello classico attraente e romantico, erotico e tormentato e con deficit affettivi, questo vampiro qui soggioga le sue vittime coprendo itinerari diversi, si nasconde nelle loro abitazioni, si insinua nelle loro vite, si intrattiene con loro, guarda la televisione con loro, ha un fascino magnetico ed ipnotico, conquista la fiducia delle sue vittime per poi cibarsene. Nessuna pietà, nessun rimpianto, solo un vago e quasi sfumato rimorso per una vita passata. Principe della Notte contemporaneo, inestinto che per gli spostamenti piuttosto che il veliero Demeter da Varna o le carrozze coi cavalli neri e col cocchiere immondo usa un minuscolo aereo Cessna Skymaster 3-3-7 pieno di terra coi vermi nella stiva non contaminata dalla peste. #1-0-1 Bravo Lima.

I pezzi di Dees languono da tempo. Merton Morrison, il suo editore interpretato dal Monahan di Porky's, gli offre di tornare in prima pagina per mezzo di Renfield. Con un'iniziale ritrosia Dees accetta. Morrison lo pungola mettendogli alle costole una giovane nuova reporter, Katherine Blair, horny e innocente, pura e subdola al contempo, che ammira il lavoro di Dees per tutto ciò che lui detesta come la materia che si scarica nelle latrine a fossa. Osteggiata, sottomessa e continuamente umiliata (da standing ovation e scoppi di risa scomposti la catechesi senza morale che Dees le scaricherà addosso in un bar) verrà trascinata verso la stessa corruzione e degrado morale di cui è e sarà vittima lo stesso Dees.
Una iena che riderà soddisfatta e appagata di truculenza su una carogna, come in una sorta di viaggio iniziatico e successivo passaggio di testimone. C'è reale tensione tra i due giornalisti sanguisughe, ma non banale-bathetica tensione lavorativa e sessuale. Tensione e basta. Stoppeth.
Aeroporti della provincia americana, motel, cieli plumbei e cittadine dell'interno statunitense imbevute di fascino malefico e mistero, maniche a vento, seven zero, registri di volo. Mantelli di Halloween.

Friday the 13 - Flight to Wilmington, Delaware Ghouls. Triskaidekaphobia.
Chapter 17, Heptadecaphobia.
Fear - Route 666, Ronald & Nancy Reagan: Hexakosioihexekontahexaphobia.


- V.O.I.D. | NIXON AT THE MOVIES.


Mark Pavia è un regista poco noto.
Prima di questo film per la New Amsterdam aveva diretto solo un cortometraggio, Drag. The Night Flier è un lungometraggio del 1997, bisognerà aspettare quasi vent'anni per un suo sophomore. The Night Flier è basato su un racconto breve di Stephen King apparso dapprima nell'antologia Prime Evil (1988) e successivamente su una sua raccolta personale del 1993, Nightmares & Dreamscapes. The Night Flier è una delle migliori rese filmiche dei suoi romanzi/racconti, nel cineclub con Shining e Carrie.
Nessuna fedeltà assoluta al testo, Pavia elimina tutto ciò che è poco efficace sullo schermo, ha piena consapevolezza della profonda differenza che esiste tra il linguaggio cinematografico e quello letterario, tra ocularizzazione e focalizzazione, traduce, restituisce e amplia concretamente e creativamente l'idea inveterata di King del mondo come luogo oscuro, folle, solitario, dove si verificano cose brutte in posti deprimenti, dove luce e tenebra, bene e male vivono a stretto contatto in un immaginario angusto fatto di bianco e nero, dove l'incredulità, la sospensione della consapevolezza e lo scetticismo sono più di ogni altra cosa un tutt'uno, un meccanismo di difesa per non impazzire più che una vera e propria presa di posizione filosofica per rapportarsi all'accadere delle cose e provare a gestirle.

Tutto sembra cambiato dall'horror mainstream del 1997 (di discorso diverso sono l'horror del cinema indipendente e underground). Oggi i film popolari dell'orrore non devono spaventare, i mostri sembrano essere costretti ad essere buoni e a fare del bene, la violenza deve intrattenere, il mostruoso non deve essere esistenziale, non deve essere politico. La morte oggi è dappertutto, eppure la morte è il grande rimosso della cultura contemporanea e di quell'inconscio collettivo/archetipo della mente che sembra asportarla mentre la prende a morsi e se ne nutre ogni giorno. Ma l'autore dell'orrore, che sia regista o scrittore, deve sempre portare cattive notizie nell'edizione di domani (perché) Life is a drag, then you die.

The Night Flier è un film cult lugubre e suggestivo da riscoprire per chi non l'avesse visto. Di struttura televisiva lineare e solida, di indole da B-Movie e grana da horror anni '80 in VHS. Personaggi imbastarditi e sgradevoli, un film crudele e senza speranza che introietta un senso di inquietudine e tristezza suicida dentro a chi lo guarda, un film più spregiudicato del racconto, laddove pure l'orrore e la morte sono dame bianche preferibili alla noia di tutti i giorni e le si aspetta trasognati sulle scale di casa o nella propria camera da letto matrimoniale. Pellicola insolita, che emerge da nebbie depresse e ammalianti come qualcosa di incompiuto. Spazi chiusi-aperti stranianti, un'ambientazione piovosa, intrigante, satura di voci sullo sfondo che continuano a chiamare, un fascino accentuato da una fotografia BlackPlastic cupa e molto ricercata e da un'ottima gestione dell'analessi. Un sentore malsano in cui è completamente immerso il film, un'opera alloggiata tra le Grazie di Satana. Il notturno interiore ed esteriore confinato in surround in un giogo di liquido amniotico sonnanbolico, controllato mentalmente con lo charme dei voli notturni e la chiamata verso il buio, il male, la morte. Musicato da Brian Keane con una notevole e disperata partitura per pianoforte e orchestra veramente malinconica, che in poco tempo fa sprofondare in un'atmosfera intensa e densa che lascia un buco dentro.
La personalità di The Night Flier è nella sua aura enigmatica e sconcertante, nelle sue fitte trame di attesa dell'ignoto, nel riservare un alone di irriconoscibilità circa l'identità del vampiro che è un parallelo binario infinito che non si tange mai: 1) È Reale, 2) È Metaforico.
Film che Italia 1 manda in onda spesso, ma non prima delle 03:10 di notte.
Gore Galore, clima di vinile, odore di celluloide nitrocellulosa nero-lucida in Kodak e PANAVISION.

Miguel Ferrer, figlio di Josè Ferrer, non è nuovo alle performance di personaggi controversi e idiosincratici, è stato Bob Morton in RoboCop (1987), Albert Rosenfield & His Team in Twin Peaks (1990). Ferrer è Richard Dees, personaggio odioso di antipatia corrosiva alla Bogart in The Big Sleep (1946) di Howard Hawks tratta dal romanzo di Raymond Chandler. Ma a differenza di Marlowe è cattivo. Non è mai stato gioviale o caloroso, da bambino e poi da adolescente ha sempre creduto che quelle emozioni non esistessero, che fossero tutta una messinscena, una convenzione sociale di sentimenti e debolezze da leggere su Reader's Digest. E allora finisce come una sua collega che aveva iniziato a credere nell'incredibile nel tentativo di dire l'indicibile, e vede abbattersi addosso la punizione che sembra meritarsi come in un giudizio universale. Dees comincia a credere nell'incredibile e si avvia verso la sua personale e graduale discesa nella follia. Il cacciatore diventa la cacciagione e nella sua bramosia di scoprire chi sia veramente il Night Flier e firmare così lo scoop di una vita, viene vinto dalla spirale discendente di crudeltà e indifferenza del male in cui la storia scola, la sua mente collassa e invece di cercare solamente di documentare l'assassino ne emula le efferatezze, perde la via della ragione e fa una strage. Di quello che ha intorno, ma di sé stesso prima di tutto.
Il Kali Yuga raggiunto con l'erba della strega. The Night Shift. 7-0 Delta Romeo.

The Night Flier è posizionato, è una descrizione senza pietà del mondo editoriale della stampa scandalistica di provincia che non lesina a ingozzare la smania morbosa dei propri lettori (o meglio - osservatori d'immagini) verso i dettagli più maligni e strambi di fatti e opinioni di ordinaria cronaca nera da Pawn Shop. In un film come questo la tendenziosa denuncia della disumanità di quel tipo di riviste rischia sempre di frullare insieme troppi luoghi comuni. Evidente la metafora del vampirismo dei media al setaccio della sofferenza altrui, ma questo film, però, non fornisce nessun panegirico moralista, non è un discorso sull'informazione o sui giornali spazzatura, il centro non è tanto il giornalismo figlio ignobile del Gonzo/New Journalism, il centro è il magnetismo irresistibile che si subisce verso il lato oscuro dell'esistenza dove assassini, giornalisti e lettori succhiasangue sono entità tanto estranee a loro stesse quanto legate nel profondo. Glaciali e desensibilizzati a qualsiasi empatia umana e richiamati e intimamente devoti alla mistica del sangue. Tail #1-0-1 Bravo Lima.

The Night Flier ha un finale cattivo, un finale non scontato e non convenzionale. Un finale in bianco e nero in cui si va giù nel profondo, nell'ade degli Zombie, un per niente velato omaggio a La Notte Dei Morti Viventi (1968) di Romero. Una fine che non mostra più di tanto e che per questo risulta essere conturbante. Un fiotto di sangue pisciato che sbatte acusmatico contro la parete di un orinatoio è l'immagine che rimarrà impressa nella mente del Dees del racconto. Nel film accade altro.
Stoker, 1897 - 04:49 am. She started to believe in the unbelievable. She was dead.
His name is Richard Dees. We call him "The Night Flier". Tail #1-0-1 Bravo Lima. RAINHÖLDER.


[BLACK MAIL TELEVISIONS - Reel No. 8: The Vlad Tapes]


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