James Bond
Casino Royale 2006
Una Riflessione. ( And A Vision )
“Shaken, not stirred”, agitato, non mescolato”.
Il profondo dramma esistenziale dei barman di mezzo mondo miscelato nei romanzi di Ian Fleming era concentrato su questa semplice formula, in quella sottile linea di confine tra un drink algebricamente mescolato ed uno solo accidentalmente agitato. In quei sinuosi tentacoli di Ginger Ale che andavano inesorabilmente recisi prima di copularsi con quelle fameliche bollicine di Vermouth Dry. In quel momento perfetto, di geometrica agitazione. Quell’ansia da prestazione e quel gioco di prestigio svanirono quando un acerbo Bond, nella rivisitazione cinematografica di Casino Royale del 2006, al giovane barman ed alla sua domanda ansiosa – Mr Bond, agitato non mescolato, ok? - rispose semplicemente “ Che vuole che me ne freghi “. Ed un attimo dopo fu subito liberazione, da quello scomodissimo trespolo del Shaken, not stirred. Salvo piombare di nuovo nel terrore quando Bond ispirato dalla sua amata compagna Vesper Lynd decide di nominare Vesper Martini il suo cocktail preferito. Ed ecco che i dolori del giovane barman ritornarono dalla parte salariale del bancone, in nome dei flirt tra agenti segreti britannici e di quella fiammante Aston Martin DB5 parcheggiata in doppia fila. Con la tensione che tornò di nuovo a salire vertiginosamente, come quella sensazione che qualcosa di esplosivo stesse nuovamente accadendo. Quella sera non albergavano nelle vicinanze i soliti boss nostrani, il respiro era molto più internazionale, seduti uno di fronte all’ altro su quel tavolo verde di gioco al Casinò Royale di Montenegro si inaspriva il duello all’ultima carta tra un agente segreto del MI6 con licenza di uccidere e Le Chiffre, il famigerato villain e killer internazionale turnista. Hai fatto un corso di barman online ma non lo hai neanche terminato, strisciando la carta hai ottenuto un diploma, ti prendono non si sa come al casinò di Montenegro culla della mala internazionale e di riottosi imprenditori dell’ est. Il primo giorno di assunzione ti si piomba sul bancone un agente profilo 00 dei servizi segreti britannici con licenza di uccidere, con smoking tuxedo d’ordinanza ed una goccia di sangue sul bianco colletto: nel sottoscala del salone ha appena sventrato due killer messicani. Ha lo sguardo furente di una lupa alla quale hanno appena sottratto i suoi cuccioli. Le Chiffre / Mads Mikkelsen, banchiere albanese e gambler del liberismo anarchico, lo sta sfiancando e ridicolizzando al tavolo verde. Ha poco tempo per trovare un’ancora di salvezza e come spesso capita in questi casi cerca nell’ alcool la chiave per svoltare il match, ti ordina imperativo come in un plotone di esecuzione :
“Un Martini secco in un calice di champagne profondo”.
“Oui, monsieur.” -Rispondi- E che cazzo di alternative hai-
“Solo un momento. - Si sofferma il Bond. ( nb da questo momento devono intercorrere 2 secondi) - Tre misure di Gordon Gin, una di vodka, mezza misura di Kina Lillet Blanc. Shakerare molto bene fino a quando non sarà ghiacciato, quindi aggiungere una grossa fetta di scorza di limone. Fatto?”
( nb il tempo tra limone e - Fatto ? - va compreso nei 2 secondi).
Life is Hard, No Time to Die, Live and let Die and a View To A Kill.
Va però puntualizzato onde evitare acute contestazioni che la Kina Lillet è fuori produzione da anni. Difatti per la composizione del Vesper Martini nel tempo questo liquore è stata sostituito dal meno aromatizzato ma più intenso Lillet Blanc. Daniel Craig secondo la critica nel film avrebbe drinkato per ben 7 volte con il Vesper Martini. La bellissima Vesper, interpretata nel film da Eva Green, compare per la prima volta nel romanzo di Ian Fleming Casino Royale del 1953. Lo scrittore pare si sia ispirato alla vita vera dell’agente segreto Christine Granville. Invece nel primo film Casino Royale del 1967, il ruolo è interpretato dalla mitica Ursula Andress, non è una coincidenza che le due interpreti in fasi storiche differenti si collochino nell’Olimpo delle Bond girls. Quindi creando anche una leggera confusione temporale, il primo romanzo di Fleming con un personaggio letterario ancora da mettere bene a fuoco e se si può definire ancora di materia bondiana grezza, viene riproposto in chiave cinematografica nel 2006, dopo aver già dato in pasto all’immaginario di celluloide tutto il gigantismo della Saga, lo stile imprescindibile di Sean God Connery, l’humor istrionico di Moore e le movenze stilnoviste di Dalton. Vedendo Casino Royale sin dalle battute inziali, nel famoso intro in b/n, si scorge da subito una anacronistica rilettura della dimensione del Mito e dell’ impatto sull’ immaginario collettivo. Come percorrere à rebours le origini spavalde della Saga, quella visione virile della spia in smoking che nella sigla iniziale camminava sempre da destra verso sinistra (nb) per poi raggiungere il centro e cosa fare, se non sparare verso il centro (mah!). Attenzione la visuale non è la nostra – ma quando mai - ma è quella della canna della pistola e gradualmente l’immagine inzia a tingersi di rosso, la scena di apertura verrà denominata Gunbarrel.
The Great Reset
Ma per coloro che si interessano di geopolitica ( io preferisco per esempio le bollicine di un Bollinger millesimato del 2009) è consigliato seguire meticolosamente le orme dei segnali di fumo che la cinematografia di Bond ha sempre svaporato ed in anticipo sui tempi, anche e soprattutto con questo film. Dall’iniziale crisi degli anni 90 dovuta alla caduta del muro e alla fine della guerra fredda, temi principali delle pellicole con Connery e Moore si è passati dopo l’ 11 settembre 2001 a rivedere superomismi e rambismi di celluloide ridisegnando le mappe. Con la trasfigurazione di un eroe che prima di cambiare il mondo deve guarire le ferite che porta dentro di sé. Nell’autoanalisi che non vede solo nell’ altro od in Ivan Drago il nemico, la produzione ha rivalutato le opere su James Bond apprezzando il taglio intimistico e questa apertura a una visione non monolitica della realtà. Bond non è immagine su uno schermo, ma è tokenizzato in ciascuno di noi, come vero e proprio soggetto di riferimento e totem espressivo di immagini forgiate. Sirenetto quando bicipiti al sole è lui ad ergersi dalla schiuma del mare, per le defunte memorie della Ursula Andress in bikini o della prorompente Halle Berry. A Casino Royale diamo cinque palle perché nella rilettura contrastante del personaggio classico, il Non Bond è credibile, rotto l’incanto dell’inganno l’eroe non combatte per un futuro migliore, ma affinché il presente si mantenga nel futuro. E quella simulata rottura dello schema arcaico – tutto deve cambiare perché tutto resti come prima- viene alimentata dall’ archetipo della prima scrittura di Fleming, rivitalizzando quello schema che stava contestualizzandosi in parodia. Daniel Craig ed il suo ciclo sono la riproduzione di Ettore e non di Achille, all’interno della sua armatura non abbiamo il solito carico di Hybris ma un corpo straziato dalle ferite della lotta e dalle ecchimosi, stremato dagli inseguimenti al mito del parkour Sebastien Foucan e stravolto da una potenza fisica per la prima volta superiore.
Bond ama Vesper e già questa è una notizia inaudita, ma vederlo abbracciato a lei sotto la doccia vestito e piangente, è un colpo veramente basso per chi è nato con l’ immaginario wagneriano e con quei tentacoli avidi aggrappati alle esili e perfette schiene delle Bond Girls. Poi quell’amore sarà effimero, forse solo un’illusione e quel dubbio resterà anche vedendo il sequel di Quantum of Solace, ( e rivedendo Casino Royale…), non riuscendo a svelare in toto il tratto enigmatico di Vesper Lynd. E verso il finale del film che senso fa vedere Craig nudo e frustato ai genitali da Le Chiffre, in una sorta di punizione corporale all’antico motore di azione.
( Mad ) J. Bond ( Thunderdome ) ?
Ma di pari passo con l’età che non perdona, con le complessità globali e geopolitiche pocanzi citate, che potrebbero anticipare anche nuove ere di dissoluzione e decadenza, sarebbe possibile ipotizzare una troisième âge anche per il nostro eroe? Il testo della canzone di Adele Skyfall svela forse nuovi scenari, insoliti e misteriosi. Per rendere l’idea la creazione di un nuovo paradigma, il Mad Max Model, la parabola del perfetto agente segreto come quella del perfetto poliziotto che diventa guerriero della strada in quel nuovo scenario post apocalittico. Ma con qualcosa di diverso, anche una nuova fisionomia, qualcosa di geneticamente selvaggio, perchè Bond è sempre Bond.
Un personaggio più folle, più alla deriva e senza più sogni da scrutare.
Lievemente Freak, brutalmente Sexy, immerso ancora in fiumi rosso porpora di Mouton Rotschild annata 1947 però.
Sempre con qualche strano trillo in testa, retaggio di un passato glorioso, come quando chiamando un taxi chiede di seguire quel paracadute.
Il maschio Alfa che non crolla, ma però continua a barcollare…
Qualcosa del Mickey Rourke più sbandato, qualcosa del Marlon Brando più consumato.
Le terre, il mare, la civiltà, la Storia, insomma tutta la Bellezza si era ritirata nelle Riserve.
Oggetto di puro consumo, qui la novità, all’occorrenza anche stradale, per milf ed ex bond girls cadute dalle sommità degli astri, prima adorate dal Sole e dagli Dei.
Poi atterrate dolcemente su cime innevate, dopo aver sfiorato pendici di vette ardite e accarezzato bianchi cappucci.
Fino a dipanarsi su oscuri budelli che sventrano i monti, cavalcando viadotti e dorate distese dall’ ondeggio beato.
Ed infine audaci piombando su crepacci di suggestive scogliere e di coste gaudenti, che abbracciano l’acque.
This is the end
Hold your breath and count to ten
Feel the Earth move and then
Hear my heart burst again
For this is the end
I've drowned and dreamt this moment
So overdue, I owe them
Swept away, I'm stolen
Let the sky fall
We will stand tall
At Skyfall
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