Un ventina di anni fa, ad uno sparuto gruppetto di persone capitò di assistere indifferenti allo stupore di un ragazzino fermatosi di colpo davanti all'edicola di una piazza in stile piazzale alzabandiera, attorno alla quale allora come oggi badava a sorgere un centro abitato dell'astigiano, sempre indeciso se essere un paesone o abbandonare ogni indugio e diventare una città senza se e senza ma.  

Se avessi pensato che a quelle persone potesse fregare qualcosa, forse mi sarebbe venuta la voglia di spiegare loro che il mio stupore era giustificato, in edicola faceva bella mostra di se la copertina del primo numero di "Zero" della Granata Press, su cui campeggiava Kenshiro in tutta la sua spumeggiante incazzosità. Conoscevo bene Kenshiro, come tanti altri anime dei bei tempi andati, ed ero anche un amante di fumetti, ma di manga non ne avevo mai sentito parlare.

I regazzini affamati di fumetti dei giorni nostri, sommersi come sono da un'offerta anche troppo abbondante, non possono capire cosa fu la Granata Press per i loro coetanei di vent'anni fa con gli stessi interessi.

I primi numeri della rivista "Zero" erano più che dignitosi, in convento passavano tre pietanze niente male: Ken, Baoh e Xenon, e in aggiunta qualche rubrica informativa sulla produzione del sollevante. Tralascio di dire qualsiasi cosa riguardo al primo titolo e faccio un passaggio veloce dal secondo in ordine di elencazione, ma solo per dire: disegni orribili e storia molto divertente.

Con Xenon fu amore a prima vista. Gran bella storia dal sapore cyberpunk. L'autore è un tale Masaomi Kanzaki, giapponese, mai visto in foto. Il protagonista è un tale Asuka Kano, giapponese pure lui, ragazzo, trasformato in cyborg allo xenonio da un'organizzazione con pieno diritto per dirsi criminale, il cui nome, per quello che ricordo io, dovrebbe essere "Bloody Sea", ma c'è chi non è d'accordo, come Wikipedia, e dice "Red Sea". Del nome al ragazzo poco importa, non riesce proprio a prendere con spirito lo scherzetto che la suddetta organizzazione gli ha giocato, anche perché la stessa, non ancora soddisfatta, vede anche di sbattergli la madre in cronaca nera con metodi non proprio all'insegna della sobrietà. Lui se la prende un bel po' e si mette di buona lena a tentare di fargliela pagare. Cafi a blando dosaggio e anche un po' di sentimento che non guasta mai. Questa è la storia in estrema sintesi.

Ciò che più mi colpì di quel fumetto furono i disegni, li trovai fantastici. Descrivere lo stile del Masaomi Kanzaki di allora non è facile, come nel caso di qualsiasi disegnatore con uno stile molto particolare, riferirò quindi delle particolarità che io ritengo più importanti: tratto spesso, grasso e deciso, linee spigolose, ombreggiature isteriche, occhi in evidenza nelle proporzioni del volto dei personaggi, in linea con la scuola manga ma in tutt'altra direzione rispetto agli occhi a televisione in stile candy candy, qui siamo su un altro pianeta, atmosfere sempre molto cupe, massiccio uso di retini, e qualche tavola acquerellata ogni tanto che mi faceva trasecolare.

Il manga in questione durò poco e si concluse con un finale aperto. Era talmente aperto quel finale che non si capiva fosse effettivamente un finale. Negli anni che seguirono, ogni visita a Lucca Comics era buona per chiedere notizie di un'eventuale ripresa del manga o di pubblicazioni di altre opere di Kanzaki. Il nulla, ecco quello di cui avrei dovuto accontentarmi per un lungo periodo. Nel frattempo fui spettatore dell successo del fumetto giapponese in Italia. Si arrivò al punto che in edicola si poteva trovare di tutto, di cui almeno il 70% a mio parere era merda... si può dire merda su internet?.. e senza dover andare a cercare per forza nel letame ci si trovava davanti a fumetti di successo che, a mio giudizio, erano addirittura imbarazzanti per la storie raccontate e la qualità dei disegni.

Kanzaki, che era diventato uno dei miei disegnatori preferiti, sembrava non avere mercato. Eppure non ero il solo ad apprezzarlo. Claudio Castellini, che non è certamente l'ultimo arrivato, aveva preso spunto proprio da Xenon per realizzare alcuni disegni per il primo numero di Nathan Never.

Quando Xenon aveva ormai trovato stabilmente il suo posto tra i miei ricordi, sempre a Lucca mi capitò di imbattermi nei primi volumetti giapponesi di "Kaze", e li feci miei in un amen. Della storia poco mi fregava, per me contava solo avere di nuovo la possibilità di fare abbuffate con le pupille sulle tavole di Kanzaki. E in quel caso c'era veramente tanta ciccia. Fu l'unico assaggio per molti anni avvenire durante i quali ci fu il tempo perché mi passasse la poca fantasia per i manga che "Zero" e Xenon erano riusciti a mettermi addosso. Qualche anno fa il nome di Kanzaki spuntò di nuovo davanti ai miei occhi come un funghetto prataiolo in una distesa di riviste, giornali e giornaletti di un'edicola. Qualcosa non andava però, i disegni in copertina non erano i suoi, o almeno questo è ciò di cui ero convinto in quel momento. Così mi feci un giro su internet un po' per curiosità un po' preso dalla nostalgia e venni a sapere del tradimento.

Non parlo di storie e generi affrontati, non li ho letti quei suoi nuovi manga, ma i disegni li ho visti ed è su quelli che dirigo il mio discorso: cambiamento quasi totale dello stile verso un qualcosa di orribilmente vicino ad una scimmiottatura dello stile manga, disegno semplificato e, cosa peggiore, tremendamente impoverito, totale mancanza di tavole acquerellate. L'abbandono dell'uso dei retini penso sia una situazione generale che tocca accettare per l'avvento delle nuove tecnologie, ma che tristezza! Risultato finale: piazza pulita delle particolari atmosfere create nelle tavole di "Xenon" e "Kaze". Non conosco le ragioni del cambiamento di cui parlo, magari ce ne sono anche di valide, ma a me sembra evidente che l'autore si sia venduto al mercato in modo ignobile, tradendo gli ammiratori della vecchia guardia. Il mio dispiacere non è più quello di un lettore deluso, ma quello di uno dei succitati ammiratori che fra i suoi ricordi ne conserva uno molto bello di Xenon e del modo in cui è stato disegnato.

Editorz, perché non c'è l'opzione fumetti nell'elenco a cascata per la scelta della categoria?

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