La pioggia battente e l’umidità che pervade l’attesa fuori dal Blackout fa da contraltare al ritorno dei Massimo Volume a Roma. Li aspettavamo da un po’ di tempo, non potevano scegliere un clima migliore per riportare nella capitale le loro istantanee, le loro armonie e le loro dissonanze.

Mimì non si smentisce mai, neanche stasera mentre presenta il nuovo album “Aspettando i barbari” che scuote e fa vibrare, tracciando un percorso musicale che è la continuazione di ciò che aveva lasciato tre anni fa.

Ma è un ritorno quello dei Massimo Volume? Forse sono io ad essere tornato da loro, Mimì Clementi non ci ha mai lasciato, la sua voce ora stentorea ora dolce ora disperata, sempre lucida, non ha mai smesso di raccontare storie, frammenti, pezzi di vite. Non si possono ascoltare le loro canzoni senza rimanere trafitti dai testi, esautorati da ogni orpello, limati fino al punto da sembrare storie non scritte ma solo raccontate.

Torna ad affascinare il gioco di incastri tra la voce ed i tappeti di chitarra ora duri ora avvolgenti, è la musica scarnificata che restituisce ai personaggi della notte il loro spazio vitale.

Come spiegò lo stesso Clementi anni fa, un felice incontro tra una frase musicale ed una parlata può essere potente ed efficace quanto la vincente melodia di un ritornello, cui siamo semplicemente più abituati per mercantile cultura pop.

Io penso che la magia dei Massimo Volume risieda in un serie di caratteristiche, nella compresenza delle stesse, musicalmente trovo molto bello il dialogo tra le due chitarre, più sporca e cattiva quella di Pilia, più rifinita ed elaborata quella di Sommacal, sostenute dal tappeto ritmico di Vittoria Burattini e dello stesso Clementi al basso; su tutto poi la voce e le parole di Clementi, in grado di raccontare come pochi altri, di far percepire il "subito dopo" di un accadimento spesso piccolo, ma che lui sa rendere universale.

Mi colpisce di lui la capacità di costruire la frase sintatticamente perfetta utilizzando parole comuni; non so se ciò basti a fare di lui un poeta, sicuramente lo distingue da altri poetastri col vocabolario in tasca (alla ricerca della parola ad effetto), so per certo invece che tale operazione è già di per sé un'operazione musicale e so che questa sera davanti ad un pubblico eterogeneo la magia dei Massimo Volume ha rapito sia i giovani che hanno scoperto da poco la loro musica, sia i quarantenni come me i quali, chiedendosi "...è questo che siamo?", forse non sono riusciti a trattenere un po’ di commozione.

Divertitevi, ci dice Mimì alla fine del concerto. Ci lascia con questa frase semplice e al tempo stesso così minimale da racchiudere tutto. "Vi piaccia o no".


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