Recensioni di dischi estivi parte tre: il disco che ti puoi ascoltare per tutto l'anno (anche perchè l'estate è finita)

Non ricordo francamente dove io abbia scaricato questo disco, ma sono grato al mio colpo di fortuna. Grato perchè il disco mi piace, e perchè non avrei avuto una seconda possibilità. Ora, sappiamo tutti che se non cominci ad ascoltare screamo entro la trentina per te non c'è più niente da fare, probabilmente. Ebbene, se mi chiedessero, se domani mio padre prendesse una botta in testa e mi chiedesse un disco, mettiamo, ecco, io risponderei con questo album che non so neanche come si chiama. Perché? Semplice, è la quintessenza del genere e copre tutte le migliori contaminazioni possibili.

Basta ascoltare la traccia d'apertura, uno strumentale che parte in feedback e costruisce pian piano un riff incisivo, subentra un basso ferroso come un treno, fioccano i piatti in un gioco di dinamiche, una variazione melodica quà e là in reiterato, finale mesto. Fischio d'ordinanza, secondo pezzo, veloce ma abbastanza da permettere una linea vocale definita, che non cade nell'errore di essere troppo drammatica, e giù di lungo finale strumentale tra post rock, emo e noise. Sembreranno anche le solite cose, dette e buttate lì così, eppure, come capita a volte, la band ha la capacità di tirare fuori il meglio dagli ingredienti che sceglie. Le tracce di chitarra hanno un'ottima sinergia sia quando si lanciano nelle bordate che quando lavorano di effettistica, e soprattutto il chitarrista ha l'amabile vizietto di infilare ogni tanto un pizzico di noise nel calderone, che per musica come questa è un toccasana; non tanto, però, non diventa mai fastidioso e non rende mai incomprensibile il resto, direi piuttosto che la dissonanza è considerata come possibilità alla pari dell'armonia. Quando si ascolta un disco screamo capita spesso di lamentare un songwriting confuso e caotico, che rende molto più difficoltosa la fruizione a confronto, che so, del metal preso così in generale. Qui invece è tutto calibrato alla perfezione, ma non in maniera fighetta e paracula, anzi si osa abbastanza per un genere che ultimamente si è un po' pettinato, almeno rispetto a una volta: per esempio in Золой, dove l'ultimo coro vede la chitarra rifiutarsi di accompagnare il pezzo e perdersi in rotolamenti noise, e bella alta nel mix pure. Il risultato è di molto superiore a quello che si potrebbe immaginare da questa mia descrizione. E inoltre, per una volta tanto, questo è un disco prodotto bene. Tutto è al suo posto, tutto suona come dovrebbe, come un live utopistico per dire. Le parti in clean sono squillanti e chiare, il basso pulsa per bene, eccetera, e il tutto non risulta plasticoso ma appropriato. Mi ricorda la produzione di Wildlife dei La Dispute. Certo, quando le chitarre esplodono in accordoni distorti le cuffiette o che per esse vi si satureranno per bene.

Qualcos'altro sulla band. Ottimo il lavoro del batterista, creativo, al contrario dello standard del genere: anche solo ascoltare la batteria qui dentro è intrattenimento. Si sposa bene col basso, roboante e potente. Ottime le due voci, una stridula e indifesa e uno scream duttile e versatile. E poi la chitarra, sono innamorato di questa chitarra, creativa, sprezzante e torrentizia, una predilezione per il bending a tradimento, una vocazione per lo stoner/doom gettata al sottogenere del punk più omosessuale. Insomma, questo disco è un capolavoro, lo consiglio a chiunque non sia digiuno da distorsioni e anche ai più coraggiosi che hanno voglia di un'avventura.

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