La cinematografia internazionale ha spesso e volentieri giocato con i più celebri stereotipi italiani e quasi sempre le malefiche e dispettose dita di registi, attori e produttori hanno rinvigorito - se così possiamo dire - la piaga del tripudio mafia-cucina-ruralità, con lievi guarnizioni di arte, cultura, Leonardo, Rinascimento, Dante e romanità. Insomma, gli Italiani - agli occhi delle pellicole riduttiviste - sono un popolo di mafiosi omertosi con l'apprezzabilissimo pallino della buona tavola (formaggi, pizza, salumi, pasta, vino), residenti in pittoreschi borghi campagnoli lontani dall'innovazione e dalla modernità che si scapicollano ogni giorno per proteggere onore e vanità. Aumentando lo zoom sull'animazione e sui cartoons, i cliches tricolore hanno abbandonato del tutto il lato oscuro, malvagio, crudele e semi-apocalittico proposto dalla filmografia "adulta" e si sono concentrati sul lato tragicomico delle faccende belpaesane: rimangono, dunque, le cartoline psicologiche e immaginarie scattate in ogni angolo della Penisola, tuttavia si mescolano con un ulteriore concentrato di demenzialità, satira, umorismo, battute politicamente scorrette e quant'altro che le rende ancora più inverosimili e maggiormente assimilabili dagli spettatori senza mappamondo e travel-guides.

Inutile sciorinare la storia, il successo e il larghissimo seguito dei Simpson, probabilmente la serie animata più influente degli ultimi vent'anni che sugli stereotipi e sui riduttivismi culturali costruisce il proprio scheletro di risate e comicità. Le avventure di Homer, Marge, della prole e degli avi Simpsons, nonché di tutta la becera cittadinanza di Springfield, non sono altro che la perfetta ridicolizzazione dell'American Way of Life tanto conclamato dagli yankees e ivi mandato al macero da parte del genio creativo di Groening. Non c'è da stupirsi, dunque, se un cartoon che distrugge la propria patria in una manciata di characters al limite dell'inverosimile si cimenti nell' "umiliare", seppur bonariamente, i contesti altrui, intendendo attuare una doppia ridicolizzazione, ovvero la distruzione dello stereotipo attraverso l'iperbolizzazione dello stesso.

L'approdo - sia fisico che culturale - dei Simpsons in Italia viene concretizzato ne Il Bob Italiano (The Italian Bob, ineccepibile allusione al celeberrimo The Italian Job), ottavo episodio tratto dalla diciassettesima serie e rilasciato nel 2005. Il corto narra le disavventure di Homer e famiglia nel Bel Paese, incaricati dal perfido e avarissimo magnate del nucleare Montgomery Burns di ritirare la sua nuova Lamborgotti Spidirossa, un bizzarro miscuglio fra una Lamborghini e una Ferrari classica. La famiglia, approfittando della vettura in loro custodia, decide di visitare tutta la Penisola, fermandosi a Pisa e a Pompei e dirigendosi verso Roma; il viaggio è tuttavia rovinato da una enorme forma di Mortadella che da un camion ribaltato si schianta sulla carrozzeria anteriore della Spidirossa. Homer e famiglia si recano dunque a Salsiccia, ridente paesino toscano, e, nel cercare un abile meccanico, si imbattono nell'acerrimo nemico Telespalla Bob (l'ex aiutante di Krusty il Clown deciso a uccidere Bart poiché aveva sventato un suo tentativo di furto) divenuto sindaco del borgo grazie alla destrezza e al talento nel pigiare uva Chianti con i lunghi piedi. Bob, sposato con una Cucinotta (Francesca) animata e un figlio pressoché identico a lui, accoglie i Simpsons ma sfortunatamente la sua identità di criminale viene rivelata da una Lisa annebbiata dai fumi del vino. Cacciato da Salsiccia, Telespalla insegue in scooter (presumibilmente una Vespa), con il preciso scopo di ucciderli, i Simpson che invece riescono a salvarsi inscenando senza copione un atto di Pagliacci di Ruggero Leoncavallo assieme alla stella Krusty.

La puntata è un piccolo capolavoro di umorismo e gag a non finire e riesce a inscenare uno squisito menù di simpatici clichés italiani senza cadere nell'aberrazione e nella scontatezza (ad esempio, focalizzandosi sull'inflazionatissimo portamento mafioso, cupo e omertoso simil Padrino). Memorabili sono, tanto per citarne alcuni, Homer che ingolla un fiasco di Chianti in un McDonald's di Pisa con terrazza su Campo dei Miracoli (rifiutandosi peraltro di ammirare dal vivo la celebre Torre pendente in quanto già raffigurata su un bicchiere), l'idealizzazione della vendemmia nostrana in cui l'uva si pigia ancora con i piedi, la passione di noialtri per il vino (che contagia persino un bambino di due anni con bottiglia alla mano, sonoro rutto e intonazione di Mambo Italiano) e l'utilizzo improprio che il capofamiglia Simpson fa dei monumenti e degli elementi culturali (guidare sopra un acquedotto romano, parcheggiare sulla colonna traiana, scambiare un film di Fellini per un navigatore satellitare, raccontare "sui" modi le vicende dell'Unità nazionale). Insomma, Il Bob Italiano rappresenta un mirabile tentativo di giocherellare con i clichés tricolori variandone i contenuti, non inflazionandoli e arricchendo le, seppur ridotte, vedute sul Bel Paese con tanti aspetti, artistici, musicali, culinari, paesaggistici e geografici. Il risultato è un variegato panorama animato di gag e battute in cui l'allegra e bislacca famigliola si diverte senza incappare in sparatorie mafiose, abbigliamento da Provenzano e picciotti e ridicolizzazioni improprie.

Il Bob Italiano è, infine, il campo di battaglia palesato con le rivali creature di Seth McFarlane, I Griffin e American Dad, i cui protagonisti (Peter Griffin e Stan Smith) sono inseriti in una lista di ricercati e grandi criminali, con i reati rispettivamente di "plagio" e "plagio di plagio": Groening ha pertanto rinvigorito l'accusa di scopiazzare Homer e company in animazioni alquanto divertenti tuttavia molto più crude, dissacranti e "politically incorrect". I Griffin, in particolar modo, hanno già avuto modo con la tecnica dei flashback di Peter, Stewe e Brian di stereotipare l'Italia con omini baffuti alla Super Mario oppure riccioluti siciliani in canottiera e jeans che si destreggiano in versi gergali. Inutile, in questo frangente, fare un confronto completo fra le serie: se i Simpsons restano sulle righe della "corretta" sbruffoneria, i Griffin vanno oltre, sbeffeggiando senza riguardi. A voi le preferenze.

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