Il Vuoto storico è un evento globale non ben specificato che ha causato una specie di amnesia collettiva, ma non solo; le persone sembrano essere tornate in sé in modo leggermente diverso, con percezioni differenti e opinioni sulla loro vita e sul mondo ben definite. Alla ricerca del perché il Vuoto storico si sia verificato e chi ne siano i fautori, si mettono alcuni scienziati, ognuno per conto proprio e senza legami con gli altri.

Ostrom Quinter è una specie di psicologo che ha in cura uno stranissimo ragazzo ritrovato su un'isola deserta; rimane ossessionato dalla possibilità che "qualcuno" manipoli le vite e le carriere della gente più rilevante nella città di Barrakay.

Mem è una giovane scienzata che lavora per il Nucleo, il maggiore ente scientifico di Barrakay; ha un problema alla gamba per il quale è costretta a usare una stampella; durante una missione scientifica incontra e inizia una relazione con Rick, giovane scienziato fuori dagli ambienti "ufficiali", ma viene coinvolta in un complotto molto pericoloso.

Tam (?!) e Gabriel sono invece intenzionati ad andare ad esplorare la fascia costiera della regione spopolata di Quetzal, dove vive una comunità che definiremmo "di fricchettoni" in armonia con la natura; ma tra loro c'è un ex astrofisico che sta indagando sui residui del Vuoto storico, che ha prodotto una specie di radiazione.

Tra le varie altre figure che corredano le trame principali spicca quella del Fotografo, un fotografo appunto, che sperimenta sulla sua pelle (o per dire meglio nel suo cervello) le radiazioni prodotte da una fonte misteriosa che potrebbe essere alla radice del Vuoto storico; queste radiazioni investono una "città di frontiera" provocando scene di follia e visioni.

Infine, Jean Jacques Le Mer è colui che porta i suddetti personaggi allo svelamento finale; è un personaggio dai connotati di un moderno "santone" di cui è bene non dire altro per non spoilerare nulla.

La prima cosa che si può dire è che il romanzo è originale; la fantascienza fa parte di esso ma sarebbe troppo riduttivo e sminuente visto lo sforzo percepibile dell'autore, inserirlo nel genere fantascienza. I tanti personaggi, molti dei quali hanno connotati mistici, e le disparate situazioni che lo compongono vengono amalgamate in un collage che ha uno svelamento finale che soddisfa più o meno le domande poste dall'inizio; tutto questo in un numero di pagine modesto, un formato forse volutamente in ricordo dei tascabili di genere di un tempo.

Se l'ampio spettro di concetti e riflessioni che l'autore vuole suggerire potrebbe spiazzare al primo impatto, specie vista l'apertura visionaria di un capitolo intitolato L'atollo, lo stile di scrittura complessivo è fluente e avvincente, ricco ma mai pesante. L'amalgama visionario che mette insieme paesaggi post apocalittici dove la natura selvaggia domina, anime sperdute alla ricerca di una verità "che è la fuori" e una buona narrazione, lo rende una lettura consigliata e un meritato premio Kipple.

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