Chopin aveva una missione: preservare la Bellezza nel mondo, ed esprimere i moti inquieti della sua anima attraverso il canto del suo pianoforte. Nessuno prima o dopo di lui ha saputo dar vita agli elementi più delicati, ardenti, talvolta torbidi e morbosi delle proprie passioni e della propria malinconia.

Il suo linguaggio musicale é inedito, non ha precedenti... sembra esser sbucato fuori dal nulla! La sua perfezione stilistica, unitamente alla sua sensibilità tormentata rendono sensati gli accostamenti con il nostro Leopardi; e non a caso Chopin é anche (e giustamente) definito il Poeta del pianoforte. Sono evidenti in lui pure analogie con Baudelaire, in quanto (citando Mila): “Qualcosa di torbido, di malato fermenta indubbiamente sotto il velo di fragile candore che ammanta le opere di Chopin: é il male romantico dell'inettitudine a vivere, (...) l'anelito insoddisfatto a chimerici sogni”. Fryderyk parla al cuore dell'umanità con la sua musica. E a volte gli si vuole bene come a un fratello, si vorrebbe abbracciarlo, fargli capire che non é solo... ma non si pensi a sentimentalismi nella sua musica; ci sono solo SENTIMENTI, nudi e crudi, disarmanti.

Per portare a compimento la sua missione, Chopin molte volte indossava una maschera: mondana (Valzer e Rondò), poetico-leggendaria (Ballate), tecnico-didattica (Studi). La “maschera” che indossa nel comporre le Polacche (e nel caso delle Mazurche), é quella patriottica. E proprio le sue polacche della maturità rappresentano uno dei primi esempi di nazionalismo musicale. Una patria, la sua Polonia, ormai distante, perduta, idealizzata, segnata dall'occupazione russa del 1831 (cosa che lo costrinse a esiliarsi a Parigi). Se i dieci lavori giovanili in questa forma (il primo dei quali composto a sette anni!) hanno tono garbatamente salottiero e di intrattenimento, i sei capolavori della maturità (e una settima polacca-fantasia) presenti in questo disco sono di tutt'altra natura.

Qui si piange la fine di una stagione felice, si rievoca il suo antico sfarzo, la sua nobiltà. Qui ci si strugge per l'impotenza di fronte al destino avverso, e al tempo stesso si spera in un'utopia di un mondo migliore e riconciliato. La Polonia stessa diventa metafora e pretesto psicologico per dar corpo e vita a mille altri demoni: l'innocenza perduta, l'amore non corrisposto, l'ingiusta caducità della vita, una desolata solitudine, il fiero orgoglio di un'antica elite di guerrieri ormai decimata. Ma al tempo stesso un'accorato e fiducioso appello a tutti i valori più nobili dell'animo umano, affinchè, all'alba del giorno dopo, ci si possa alzare tutti dal fango e dalle miserie per elevarsi all'Amore e alla Bellezza.

Queste opere sublimi hanno ricevuto molte degne interpretazioni, ma io mi sento di consigliare l'incisione del '76 di Maurizio Pollini per la Deutsche Grammophon. Poco dopo le sue storiche incisioni degli Studi e dei Preludi, Pollini, forse all'apice dei suoi poteri compie un'impresa veramente degna di nota. La sesta Polacca, celeberrima, e solitamente trattata con piglio “sportivo” e trionfante da interpreti meno profondi, viene trasfigurata da Pollini in un alone di decadenza ed amarezza quanto mai pertinenti, specie nella parte centrale e conclusiva. Nelle prime due, dell'op. 26, riesce a far risaltare magnificamente il contrasto tra i momenti maggiormente lirici e quelli più vigorosi, e in tutto il disco stupisce la sua sicurezza e sfrontatezza nel suonare queste opere, quasi a muso duro. Il momento più complesso dal punto di vista compositivo, e interpretato magnificamente, é l'ultima Polacca-Fantasia op. 61, composta a tre anni di distanza dalla sesta e molto diversa dalle altre. Si apre fantasticando come un'improvvisazione, e si avvertono i primi accenni al tema principale. Il ritmo della Polacca (tre quarti, con l'accento sul secondo tempo) non é ancora presente, se non a livelli subliminali, e va a formarsi gradualmente, fino a partire del tutto con un impeto vigoroso. Avvengono dei momenti di elaborazione tematica veramente articolati, e nel mezzo sembra di sentire quasi un Notturno.

Ci si avvia alla conclusione in un vortice di suoni, che richiudono questo portentoso vaso di Pandora.

Carico i commenti...  con calma