L'essere il secondo team di Formula 1 più antico tuttora in attività, nonchè il più vincente in termini di mondiali piloti conquistati dall'anno del suo debutto (1966) ai giorni nostri può non essere sufficiente. La storia, i piloti, i trofei non bastano, piaccia o non piaccia il motorsport è anche marketing, e quando questo viene sfruttato con idee brillanti come questa può anche diventare una buona cosa. Dunque, come migliorare l'immagine di un team che soffre della cosiddetta antipatia dei vincenti, frutto anche dell'approccio ferocemente determinato, per nulla ruffiano e per nulla telegenico del suo padre-padrone Ron Dennis? A differenza del suo competitor storico la McLaren può vantare una produzione stradale molto recente e non ancora radicata nell'immaginario collettivo, e a differenza del suo competitor più recente, non essendo l'emanazione di una multinazionale dal fatturato plurimiliardario alle spalle, non può certo permettersi di sponsorizzare eventi/show sportivi alternativi e comunque un approccio del genere, votato alla spettacolarità ad ogni costo, non fa parte del DNA e del modus operandi della scuderia di Woking. Dunque, perchè non realizzare qualcosa dai costi più contenuti, che possa piacere a giovani e giovanissimi, stemperando l'immagine un po' ingessata e "tecnocratica" del team e del Circus in generale? Ecco, una miniserie di cartoni animati, caratterizzata dal più lieve e squisito humor britannico è la soluzione ideale, una novità assoluta e a posteriori un'iniziativa di successo che ha raggiunto in pieno in suo obbiettivo, strappando un sorriso ad appassionati e non.
La prima serie del 2012, ambientata nello splendido ed avveniristico McLaren Technology Centre di Woking, era incentrata sui bizzarri e pittoreschi esperimenti tecnici del petulante Professor M, abbondantemente perculato dalle sue "cavie", i piloti Jenson Button e Lewis Hamilton, che trovano sempre un modo per sabotare le sue trovate bislacche. Dodici divertentissime "pillole" di non più di tre minuti di durata ciascuna che, dato il successo conseguito, spingono la McLaren a dare il via ad una seconda serie, che coincide con il cinquantesimo anniversario della fondazione del team ad opera del giovane pilota-ingegnere neozelandese Bruce McLaren. Jenson Button e il nuovo acquisto Sergio Perez presenziano ad un evento celebrativo che, con il Professor M come anchorman, si preannuncia essere un noioso flop (quasi quanto, ahimè, la MP4/28), ma l'improvvisa entrata in scena di un anziano meccanico cambia completamente la situazione. Parte così una rocambolesca rievocazione della origini del team e dei piloti che lo hanno fatto grande, condita da esilaranti battibecchi tra i due protagonisti: il Professor M, l'anima più tecnica e bacchettona e l'anziano meccanico, che rievoca lo spirito "pionieristico", gli aneddoti, le leggende. Emerson Fittipaldi diventa così un lupo mannaro da corsa, James Hunt un agente segreto alle prese con inseguimenti, sabotaggi e soprattutto "dolci curve", Mika Hakkinen un supereroe venuto dallo spazio, Alain Prost scoprirà alcune "cause" precedentemente sconosciute della sua clamorosa sconfitta nel 1984, sfogando la sua ira sull'altro professore e verrà ricordata una "rivalità", meno conosciuta ma altrettanto accesa vissuta de Ayrton Senna nei suoi anni d'oro in McLaren. Ognuno è interprete di sè stesso, non solo Jenson e Sergio ma anche Fittipaldi, Prost e Hakkinen si sono improvvisati doppiatori di sé stessi con ottimi risultati, così come Bruno Senna del ruolo di zio Ayrton e Tommy Hunt in quello di papà James.
A Niki Lauda e Lewis Hamilton, attualmente sotto contratto con un team rivale, vengono concessi due brevi camei, il gran finale in cui compare Perez sulla leggendaria MP4/5 di Senna a posteriori fa un po' aggrottare le sopracciglia ed alla fine dell'episodio dedicato ad Hakkinen viene menzionato un tale Kimi come erede dell'indimenticato asso finlandese; peccato che la realtà sia stata leggermente diversa ma tant'è, lo spettacolo è comunque esilarante e forse qualcuno guarderà a quel l'inestimabile pezzo di storia e di leggenda del motorsport chiamato McLaren con occhi diversi dopo questo originale ed intelligente progetto, proprio come il sottoscritto quando alla tenera età di nove anni, affascinato dalle prodezze di "the flying finn", decise che quelle macchine all'epoca nere e argento sarebbero state le "sue" macchine, a prescindere dai piloti e dai risultati ottenuti. Non è ancora stato annunciato se ci sarà o meno un seguito all'operazione, ma la curiosità di vedere all'opera anche in versione cartone animato questo giovane esordiente pilota danese, che promette di arricchire questa storia ultracinquantenaria con nuovi e gloriosi capitoli è veramente tanta, e spero che lo staff creativo capitanato da Chris Waitt e Henry Trotter possa partorire nuove succulente pillole di humor e soprattutto autoironia made in Mecca. Sempre forza McLaren!
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