James Allen è un giovanotto di belle speranze, buon per lui che sia tornato sano e salvo dalla guerra (la prima, quella mondiale).
Torna a casa, in fabbrica lo aspettano a braccia aperte ma James Allen in guerra è cambiato, non vuole più fare l’operaio, vuole girare gli States per mettere a frutto le conoscenze ingegneristiche acquisite nel Genio militare.
E così parte e nel suo girovagare si ritrova coinvolto, suo malgrado, in una rapina a mano armata e viene arrestato. La pena equivale a 10 anni di lavori forzati. In una colonia a spaccar pietre, con tanto di catene e tuta a strisce bianco blu.
Straordinario film di denuncia del sistema carcerario americano e più in generale - Io sono un Evaso - è un vero e proprio inno alla libertà, una libertà che in realtà non esiste. In guerra o in fabbrica, a casa con mammina o sposato, addosso hai sempre le catene, più o meno dolorose, più o meno strette.
Sembra intuirlo James, nello straordinario monologo iniziale che riversa impetuoso sulla mamma e sul fratello (prete) i quali cercano di convincerlo a tornare in fabbrichetta …dai che c’abbiamo anche la mogliettina pre-confezionata, non vedi com’è cresciuta? S’è fatta signorinella!
Nonostante il minutaggio si attesti sui canonici 90 min (+3 di recupero) Io sono un evaso non ha tempi morti. Ne vedremo delle belle e ne vedremo tante, non è il caso di spoilerare, dopo 10 min. di film è già in galera ma James è un evaso…
Paul Muni, il protagonista, era appena salito alla ribalta per l’interpretazione magistrale di Scarface, di Howard Hawks, per il quale aveva ricevuto la nomination all’Oscar. Paul Muni, vincerà l’oscar sette anni dopo con l'interpretazione di Louis Pasteur nel film La vita del dottor Pasteur (1939). Grande attore, fisico, con una faccia di pietra vispa e determinata. In questo film, combatterà come un leone contro le avversità della vita.
Il film è girato a ridosso della grande crisi del 1929 e contiene varie sequenze di assoluto rilievo, dai campi larghi dei prigionieri che spaccano le pietre sotto il sole, incalzati e vessati dai loro sorveglianti aguzzini (devono chiedere il permesso anche per asciugarsi il sudore) a quelle d’azione (la rapina, l’inseguimento) fino all’ultima, indimenticabile sequenza (omissis) che verrà in qualche modo ripresa da Fritz Lang nel 1937 (Io sono innocente).
Carico i commenti... con calma