Leggero, semplice e carino

Questi sono gli aggettivi forse più giusti per descrivere al meglio questo piccolo film del 1981, penultima pellicola interpretata da John Belushi. Un Belushi inedito, lontano dai ruoli goliardici e lazzaroni degli esordi, un film che trasmette un'altra parte del talento di questo attore scomparso troppo presto, un ruolo umano che non usa mai la comicità umorale e travolgente per divertire  ma si limita a trarre dalle situazioni e dai dialoghi tutta la sua forza, aiutato in questo dalla figura grottesca e sempliciotta dell'attore. La trama di "Chiamami Aquila" (così si intitola in Italia) è molto semplice: Ernie Souchak (Belushi) è un giornalista d'assalto di Chicago che investe tutto il suo tempo negli articoli di cronaca in cui smaschera le malefatte dell'amministrazione comunale corrotta; in un articolo però ci va giù pesante e dopo un pestaggio punitivo il suo capo decide di mandarlo in "vacanza" di sicurezza sulle Montagne Rocciose, per far calmare un po' le acque, con la scusa di intervistare Nell Porter, una ornitologa eremita studiosa delle aquile calve (Blair Brown). Il giornalista si scontrerà con un modo di vivere completamente diverso e inevitabilmente troverà anche l'amore.
Come facilmente si intuisce la pellicola ha delle spiccate connotazioni romantiche ma questo romanticismo non è mai invadente, le tematiche fondamentali, soprattutto lo scontro tra due mondi opposti sono ben trattati nella sceneggiatura; Ernie è attaccato ai beni terreni, alle sigarette, al sesso e mal sopporta la solitudine e la riflessione che impone la vita in montagna, considera inizialmente Nell "riservata, autosufficiente, arrogante, forse frigida", non è abituato alla calma, ai ritmi umani e lenti, a non vedere più grattacieli e auto, splendida la scena in cui la ricercatrice mostra la sua "cattedrale"al giornalista e subito dopo l'inquadratura si sposta su splendide montagne innevate e valli infinite. Dunque di conseguenza un altro tema è la possibilità che due persone opposte lontane nel modo di vivere, ma anche geograficamente, possano riuscire a costruire un legame affettivo stabile, la risposta viene fornita dal bellissimo paragone con le aquile calve, che accoppiandosi si stringono in una danza vorticosa che le fa precipitare nel vuoto, solo a pochi metri da terra si separano per evitare la morte. Quindi solo mantenendo le proprie identità senza annullarsi a vicenda è possibile riuscire a resistere insieme, e questo è lo spirito del finale, leggermente zuccheroso ma tranquillamente condivisibile

Il film riesce a trovare  nell'affiatamento fra Belushi (dimagrito di ben 20 chili) e la Blair gran parte della sua forza, molte le scene condite da una sana ironia, non c'è volgarità, mai una parolaccia, solo tante sequenze leggere impreziosite da una bella fotografia che coglie in pieno la sospensione del mondo naturale. 

Da vedere.

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