Michael Brecker, uno dei personaggi di maggior rilievo della scena jazz contemporanea, fu sassofonista tenore dalle elevate doti tecniche, solista dalla fantasia ed espressività interminabili e compositore eclettico, a partire da metà anni settanta fino ad arrivare ai nostri giorni diede un contributo non indifferente ad arricchire il patrimonio musicale jazz degli ultimi 30 anni.

La sua padronanza dello strumento legata ad un'eclettismo e sensibilità unici gli hanno permesso di essere musicista ricercato fin dall'inizio della sua carriera, così si spiegano le tantissime partecipazioni come solista che fu invitato a fare spesso e volentieri anche in ambito "pop"e "rock"; Franck Zappa, Joni Mitchell e Pat Metheny, sono solo alcuni dei musicisti ai quali il sassofonista prestò il suo talento prima ancora di iniziare una carriera solista interessante e piena di picchi geniali raggiungendo spesso i limiti dell'eccellenza.

"Wide Angles" pubblicato nel 2003, a 4 anni dalla prematura morte del musicista, si presenta fin da subito come un'opera complessa e articolata, suonata splendidamente e mirabilmente arrangiata; con l'ausilio di un'orchestra composta da 14 musicisti, tra archi, fiati, batteria e percussioni Michael Brecker sforna la sua opera più ambiziosa alla pura insegna del jazz di stampo "sperimentale".

Assaporerete in "Broadband" le note del sax scivolare attraverso gli intricati accompagnamenti dei musicisti e i ritmi tribali di Antonio Sanchez (batteria) e Daniel Sadownick (percussioni); la ballad "Angle of repose" riempirà il vostro cuore di dolcezza così splendidamente sostenuta da violino, violoncello, viola, oboe, flauto e chitarra, e dopo il solo di Brecker ci penserà Patitucci con il suo contrabbasso a regalarci momenti di grande intensità. Il solo di flauto, introduce la latinissima "Timbuktu"che diventerà un vero e proprio "swing" nella variazione del tema, tra i migliori brani del disco dove il protagonista di questa sessione ci offre una delle sue migliori improvvisazioni.

Non potevano mancare da un "fusionario incallito" come Michael Brecker le escursioni nel Funk, con "Night Jessamine" e "Modus operandy" si respira quindi aria di "Brecker brothers", entrambi composizioni valide ma spicca con maggior risalto la seconda per una maggiore varietà nella struttura stessa della composizione del brano e per una particolare ispirazione dei solisti nelle loro sessioni. Assolutamente non posso fare a meno di citarvi la ballad "Evening faces" che si fa apprezzare fin da subito grazie ad una toccante introduzione d'orchestra, è una melodia azzeccata ed intensa ad essere protagonista di questo "swing" irresistibile; stesso discorso valido per l'ultima traccia "Never alone" dove è pero l'orientaleggiante melodia del clarinetto ad introdurre il brano.

Penso di aver scritto abbastanza su questo artista che troppe volte viene ancora oggi considerato da alcuni un semplice esecutore dalla grande preparazione tecnica, spero che l'ascolto di questo disco basti a far cadere ogni dubbio sul reale valore di questo musicista; "Wide angles" è "un'epopea jazz "da ascoltare assolutamente.

 

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