PREMESSA

Questa è la recensione della seconda stagione quindi già di per sé è spoiler.

Inoltre parlare della seconda stagione rimanendo sul vago è impossibile, quindi se non avete avuto modo di visionare questa seconda stagione non leggete questa recensione. O se lo fate, perlomeno, non rompetemi le palle per avervi svelato qualcosa che non volevate.



Un braciere immenso, Fiamme scintillanti, impavide. Un fuoco che brucia vivido, con passione, senza perdita di energia. Questa è una rappresentazione della seconda stagione di “House of Cards”

Il diabolico Frank Underwood è ancora più spietato, e se nella prima stagione voleva solo vendicarsi del Presidente degli Stati Uniti, colpevole di non averlo eletto Segretario di Stato come promesso durante la campagna elettorale, in questo secondo atto lo vedremo attivare un ingegnosa macchinazione volta a prenderne il posto.

In questi tredici episodi rivediamo gli stessi meccanismi cinici della prima stagione, ma senza correre nel rischio di incappare nella noia o nel “già visto”: seppur gli intrighi ed i processi per la corsa al potere rimangono i medesimi, i colpi di scena vi lasceranno a bocca aperta e senza aria nei polmoni.

Le carte verranno rimescolate; alcuni personaggi principali ci abbandoneranno in maniera imprevista e con una tale rapidità che non avremo tempo di focalizzare per bene ciò che abbiamo appena visto. Sto parlando di Zoe Barnes, giornalista protagonista nella prima stagione, che viene totalmente spazzata via da subito, lasciando un vuoto che però verrà subito colmato dai fangosi ingranaggi politici statunitensi rappresentati nella serie.

Alcuni dei personaggi secondari diventano i perni della trama, come Remy Danton, Raymond Tusk e ne vengono introdotti di nuovi, pronti a farsi travolgere dal potere e travolgere a loro volta chi li ostacola come Jackie Sharp, interpretata da Molly Parker.

E avremo anche una denotazione hi-tech, dovuta alle ricerche di Lucas Goodwin, sulla morte di Peter Russo, sul coinvolgimento di Frank Underwood in alcune vicende losche avvenute in ambiente politico negli ultimi mesi, e si farà aiutare da Gavin Orsay, interpretato da Jimmi Simpson, che negli ultimi episodi si rivelerà parecchio pericoloso per Underwood e tutta la politica americana.

Verrà introdotta una lente d'ingrandimento sulla storia d'amore, perversione e sottomissione tra Doug Stamper e Rachel Posner, che finirà per mettere in pericolo entrambi.

E poi rimangono i personaggi immessi come Claire Underwood, che quest'anno, tra rivelazioni e campagne politiche, rivelerà ancora una volta la sua grandezza ma allo stesso tempo la sua fragilità.

Kevin Spacey conferma il suo trovarsi perfettamente a suo agio nei panni di Frank Underwood, quest'anno davvero mitologico nell'alimentare quel vortice impetuoso che spazzerà via il Presidente degli Stati Uniti, Garrett Walker, ma allo stesso tempo, per la prima volta, lo vedremo in serie difficoltà di fronte a situazione che lo prendono alla sprovvista.

E' un tutti con tutti, e tutti contro tutti, dove non si capisce chi tradisca chi, ma lla fine una cosa è certa: assiteremo a ciò che per due anni sapevamo tutti sarebbe accaduta:

Frank Underwood diviene il nuovo Presidente degli Stati Uniti d'America.

E gli ultimi minuti dell'ultimo episodio sono una perla da incorniciare, con il politico senza pudore entrare e godersi lo Studio Ovale.

Per molti questa potrebbe anche essere un finale di serie, ma ci sono ancora troppi punti interrogativi e ora che gli Underwood sono alla Casa Bianca, dovranno fare i conti con il loro passato.

La seconda stagione è stata spettacolare.

La terza stagione potrebbe essere totalmente epica!

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